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Wall Street si prepara al peggio, perchè le “big” del high-tech potrebbero rivelarsi una bolla
Negli ultimi due giorni a Wall Street ha iniziato a suonare il campanello d’allarme, analisti e gestori ripetono: “Attenzione ai titoli Tech”. Dopo tanto rialzo, sono i primi che potrebbero soffrire se la tendenza del mercato si dovesse invertire. Poche cifre descrivono le meraviglie borsistiche dei titoli Tech. Partiamo dallo streaming: un risparmiatore che dieci anni fa avesse investito mille dollari in azioni Netflix, oggi avrebbe in tasca 51.966 dollari.
Se i mille dollari fossero stati investiti nel 2007 in azioni Amazon, oggi si sarebbero moltiplicati per 12, dato che lo stesso numero di azioni vale 12.398 dollari. Veniamo ai cellulari. Dieci anni fa, nel giugno 2007, Steve Jobs presentò il primo iPhone che venne messo in commercio a 499 dollari, prezzo ribassato pochi mesi dopo a 399 dollari. Dieci anni dopo (estate 2017) il gruppo della Mela ha presentato l’iPhone X che attualmente è venduto a 1.000 dollari. Il prezzo dell’iPhone ultimo modello si è quindi moltiplicato per due volte e mezzo, ma il prezzo delle azioni di Apple nello stesso periodo è salito di oltre sei volte. I famosi mille dollari degli esempi precedenti, se investiti in Apple oggi sarebbero diventati 6.228 dollari.
E’ il sito americano howmuch.net che ha fatto il calcolo di quanto è aumentato il valore delle società più note di Wall Street (il calcolo non tiene conto degli eventali dividendi distribuiti). In testa alla classifica, ovviamente, ci sono i grandi nomi dell’Hi-Tech: Amazon, Netflix e Apple. Le loro azioni non si sono mosse nello stesso modo: una volta lanciato iPhone, Apple ha messo a segno 10 anni di rialzo più o meno costante. Amazon, invece, è decollata nel 2009 con la prima reazione delle Borse dopo la grande crisi finanziaria, e Netflix ha acceso il turbo nel 2012, quando il suo servizio di film e contenuti tv in streaming si è diffuso come un must anche fuori degli Usa.
In comune queste società hanno una performance borsistica del 2017 strepitosa, con rialzi di oltre il 30% contro il +15% dell’S&P500, l’indice più rappresentativo della Borsa americana. Ma non sono certamente le sole a brillare nel comparto del Tech. A tutt’oggi la migliore delle tre big è Apple che vanta una performance dall’inizio dell’anno del 47%, ma è battuta da Nvidia che dal primo gennaio a oggi ha messo a segno un rialzo del 93%. La società specializzata nelle schede grafiche ha saputo cogliere bene il boom delle applicazioni di Intelligenza artificiale (AI) e le sue schede oggi sono un supporto necessario per chiunque sviluppi o utilizzi programmi di AI.
La cinese Alibaba, quotata al Nasdaq, è salita in Borsa nei primi 11 mesi del 2017 del 99%. Alibaba gestisce la principale piattaforma di e-commerce in Cina e spesso viene chiamata la Amazon della Grande muraglia, ma l’appellativo è decisamente riduttivo se si guarda agli ultimi numeri: poche settimane fa Alibaba ha lanciato il Singles Day, una giornata promozionale degli acquisti online, e in quella sola giornata ha registrato incassi per 25 miliardi di dollari. L’equivalente Prime Day di Amazon ha fruttato alla società Usa soltanto un miliardo di dollari.
La sterminata vastità del mercato cinese è alla base del favoloso rialzo di Tencent (+100% in 11 mesi), che all’inizio di novembre ha superato Facebook in termini di capitalizzazione diventando la prima società cinese a valere in Borsa più di 500 miliardi di dollari. Tencent è la società che gestisce WeChat, il principale social media della Cina. Inoltre ha sviluppato un sistema di pagamenti molto efficiente e utilizzato da tutti i cinesi.
Dopo questa vertiginosa corsa al rialzo, analisti, gestori ed esperti vari hanno iniziato a pigiare con forza il campanello d’allarme sui titoli tech, a partire da Apple che rischia di essere salita tropppo e troppo in fretta. Intervistato in una trasmissione di Cnbc, pochi giorni fa Mike Binger, senior portfolio manager di Gradient Investments, ha detto: “Apple è una bellisima società, ma è molto difficile decidere di investire nelle sue azioni oggi”.
Grandi case di investimento come Morgan Stanley e JpMorgan Chase invitano alla prudenza, soprattutto segnalano che, in caso di battuta d’arresto dei mercati, i titoli più a rischio sono proprio quelli che sono saliti di più. Nelle ultime sedute di Wall Street si è già avvertito il rischio che sia partita una “rotazione” dei portafogli, con gli investitori che scendono da quelli che fino a oggi sono stati i cavalli vincenti (“winners”) per andare a puntare sui ritardatari (“laggards”). Negli ultimi tre giorni a Wall Street sono saliti soprattutto titoli dei settori media, generi di consumo e trasporti, che finora erano stati trascurati dal rialzo, mentre i tech hanno sofferto per vendite diffuse.
In particolare Jp Morgan sottolinea che se la riforma fiscale del presidente Trump andrà in porto, i maggiori beneficiari saranno le aziende dell’industria tradizionale e le banche, perché i titoli del comparto Tech godono già in media di aliquote fiscali molto basse. Al tempo stesso, se il Russiagate arrivasse a mettere in forte difficoltà Trump, la prevedibile reazione negativa dei mercati si abbaterebbe con molta più forza sui titoli che finora hanno guadagnato di più.
Fonte: Business Insider Italia
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