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Leader di estrema destra come l’americano Richard Spencer (a sinistra) e il tedesco Martin Sellner (a destra) stanno cercando di ottenere donazioni in Bitcoin
Nell’anno passato sono state due le iniziative degli estremisti di destra che hanno attratto l’attenzione mondiale. Negli Stati Uniti l’11 agosto si era tenuta a Charlottesville una manifestazione col motto “Unite the Right” (“Unite la destra”).
Si era trattato di un grande incontro dell’estrema destra americana: neonazisti, Alt-right, membri del Ku-Klux-Klan e suprematisti bianchi avevano espresso liberamente le loro tesi razziste e antisemite. C’erano stati pesanti scontri, un neonazista aveva investito di proposito un gran numero di contromanifestanti, causando la morte di una donna.Nello stesso periodo, in Europa i Movimenti Identitari, che in Germania sono tenuti sotto osservazioni dall’organo che vigila sulla protezione della costituzione, avevano noleggiato una nave con cui erano in viaggio sul Mediterraneo. Gli attivisti, provenienti da Germania, Austria, Francia e Italia, avevano cercato di disturbare il lavoro delle Ong davanti alle coste libiche, per impedire così la traversata dei migranti dall’Africa all’Europa. La missione fittizia “Defend Europe”, costosa e cinica, è stata caratterizzata da diversi episodi degni di nota.
Paypal chiude il rubinetto di denaro delle destre
A questo si era aggiunto, su entrambi i lati dell’Atlantico, un altro problema: attraverso l’attenzione mediatica era aumentata anche la pressione su banche e sistemi di pagamento online, che fino a quel momento permettevano agli estremisti di raccogliere denaro per le loro iniziative razziste. I servizi di pagamento online Paypal e Apple Pay hanno a quel punto iniziato a fermare le transazioni di organizzazioni e attori dell’estrema destra, bloccando i loro profili sulle loro piattaforme o congelando i conti. Host e aziende tech come Google hanno bandito gli user dell’estrema destra e hanno cancellato le loro pagine web.
[Questo però non è avvenuto ovunque: per esempio in Italia il movimento neofascista Generazione Identitaria continua a richiedere sostegno economico con donazioni tramite bonifico e con un conto PayPal. ndr]
Gli estremisti hanno cominciato perciò a cercare un mezzo che potesse compensare l’azione degli attori finanziari – e l’hanno trovato: il Bitcoin. I neonazisti americani e i gruppi di estrema destra come i Movimenti Identitari, anche per bocca del loro rappresentante più conosciuto in Germania, Martin Sellner, hanno iniziato a chiedere, fin dall’estate, donazioni in Bitcoin.
Ma si tratta solo dell’ultimo atto del processo di diffusione del Bitcoin nei movimenti di estrema destra. Già prima degli eventi di Charlottesville, Richard Spencer, un membro di spicco dell’Alt-right – un movimento non organizzato, che difende posizioni razziste, antisemite e sessiste e si batte per una popolazione americana esclusivamente bianca – aveva proclamato il Bitcoin la valuta della destra.
Il Bitcoin viene strumentalizzato dagli estremisti di destra
Dopo la manifestazione nella cittadina in Virginia e l’azione nel Mediterraneo degli Identitari i capi dei movimenti di estrema destra e alcuni esperti vicini all’ambiente hanno iniziato a sottolineare come il Bitcoin, prima e più famosa criptovaluta del mondo, dovesse godere di più importanza per gli estremisti, da tempo in cerca di veicoli finanziari che permettessero loro di operare al di fuori della portata dei controlli governativi e senza l’ausilio delle imprese tecnologiche. Anche la leader dell’Afd nel Bundestag Alice Weidel si è dichiarata favorevole ai Bitcoin durante una discussione.
La valuta, originariamente priva di orientamento politico, ha ricevuto in questa maniera dalla destra estrema una carica normativa e politica. Non è la prima volta che gli estremisti strumentalizzano qualcosa per trasmettere il loro messaggio politico: se possono essere utili, vengono rivendicati, oltre a determinate espressioni, anche marchi di scarpe, eroi dei fumetti o addirittura abitudini alimentari. Il Bitcoin è solo un altro caso che si inserisce in questa tradizione. La differenza è che si tratta di un esempio che può rivelarsi assai redditizio.
L’entusiasmo per il Bitcoin potrebbe avvantaggiare gli estremisti
Nei mesi che hanno seguito l’estate, quando a Charlottesville razzisti e antisemiti scandivano “gli Ebrei non ci sostituiranno” e gli Identitari cercavano di impedire alle Ong di lavorare, il valore del Bitcoin si è quadruplicato. A dicembre i mercati hanno iniziato a scambiare la valuta digitale, portando il valore di un Bitcoin a superare anche i 20.000 dollari. Giovedì scorso il valore era ancora sopra gli 11.000 dollari.
Alcuni estremisti, che nei mesi e negli anni passati hanno investito in Bitcoin o ricevuto donazioni in valuta digitale, ora possono passare all’incasso. Il guadagno potrà essere utilizzato dagli xenofobi per trasmettere messaggi politici, organizzare manifestazioni, mantenere online siti web, lanciare nuove piattaforme o creare progetti abitativi per favorire la creazione di una comunità anche fuori dalla rete.
Non tutti sembrano però poter trarre vantaggio dall’entusiasmo per il Bitcoin: pesa troppo l’impossibilità di utilizzare sistemi come Paypal o il congelamento dei conti. Il megafono del movimento Alt-right Richard Spencer ha dichiarato al Washington Post di “aver avuto enormi problemi perché siamo stati fatti fuori”. Avrebbe voluto “comprare più Bitcoin”.
Che i vantaggi che Spencer ha potuto trarre dal Bitcoin finora siano stati limitati è confermato dai dati. Un bot di Twitter programmato da John Bambenbek, un ricercatore americano che si occupa di cybersecurity, ogni giorno pubblica informazioni sulle transazioni dei neonazisti americani. Secondo queste informazioni, Spencer dispone di un patrimonio in Bitcoin abbastanza piccolo: 0,1234 Btc (circa 1800 dollari). Queste informazioni si basano su due transazioni che risalgono a novembre. È però possibile che Spencer disponga di altri portafogli sconosciuti a Bambenbek.
I grandi guadagni in Bitcoin della Counter-Currents dopo i fatti di Charlottesville
Il Bitcoin è utilizzabile in maniera quasi totalmente anonima, il che rende difficile per le piattaforme che ne gestiscono lo scambio bloccare gli utenti estremisti. Tuttavia, per segnalare la possibilità di donare, spesso gli attori del panorama di estrema destra lasciano sulle loro pagine web le coordinate del loro wallet, il portafogli che raccoglie i Bitcoin. Grazie a questa informazione si può risalire, ad esempio su siti come blockchain.info, ai movimenti dei conti Bitcoin intestati agli attivisti e alle organizzazioni – spesso rimangono però incerti la destinazione e la provenienza dei soldi, oltre che i potenziali altri portafogli di cui gli estremisti dispongono. Un altro dato che rimane nascosto è la presenza di eventuali donazioni provenienti da altri canali o offerte in altre criptovalute, non visualizzabili pubblicamente.
La casa editrice neofascista Counter-Currents, sedicente megafono americano della nuova destra europea ha visto crescere il proprio patrimonio di Bitcoin in maniera costante. A fine dicembre il suo wallet Bitcoin ammontava a 7,7 Btc (circa 115.000 dollari). Tuttavia, le più grandi donazioni arrivate finora – due Bitcoin a maggio e tre a giugno – risalgono ancora al 2016.
Da agosto invece sono stabilmente aumentate le donazioni più piccole a Counter-Currents: dopo che da inizio maggio a metà agosto erano arrivate alcune cifre minori, subito dopo – solo pochi giorni dopo la manifestazione a Charlottesville – le donazioni sono esplose: 25 di 47 transazioni effettuate tra marzo 2016 e dicembre 2017 sono relative al periodo successivo ai fatti di Charlottesville. In questi casi si tratta di cifre basse, il che fa ipotizzare che si tratti di donazioni. Questo perché dopo gli scontri di Charlottesville Counter-Currents ha perso il suo contratto con il suo webhost ed è stato bannato da Paypal. Dopo questi eventi, la casa editrice ha richiesto più volte donazioni sotto forma di Bitcoin.
Le transazioni “0,1488” nel wallet di “Daily Stormer”
Di un patrimonio Bitcoin nettamente superiore dispone il neonazista Andrew Anglin, fondatore e editore del sito web neonazista “The Daily Stormer”, nome ispirato al giornale propagandistico del terzo reich “Der Stuermer”. Il Southern Poverty Law Center, un’organizzazione che contrasta il razzismo e sostiene i diritti civili negli Stati Uniti, descrive The Daily Stormer come “il sito numero uno per quanto riguarda la diffusione dell’odio” negli Usa. A inizio gennaio Anglin disponeva di quasi 38 Btc, che secondo i valori di giovedì corrispondeva a 550.000 dollari. L’analista Bambenek stima che Anglin ha investito dal 2014 circa 250.000 dollari in Bitcoin.
Molte delle transazioni entranti e uscenti – nello scorso anno sono state 17 – ammontano a cifre che contengono la sequenza 1488. La cifra 14 significa in questo caso “fourteen words”, un codice neonazista, diffuso soprattutto negli Stati Uniti, che fa riferimento a questa frase, sintesi del pensiero di estrema destra: “We must secure the existence of our people and a future for White children”. (“Dobbiamo assicurare l’esistenza del nostro popolo e il futuro per i bambini bianchi”). L’otto sta per l’ottava lettera dell’alfabeto, il doppio otto significa perciò “HH”: “Heil Hitler”.
Il patrimonio Bitcoin milionario dell’hacker Andrew Auernheimer
Coinbase, una delle piattaforme più grandi dove si scambiano le criptovalute, ha cancellato a agosto il profilo del “Daily Stormer” e ha annunciato che sarebbe intervenuta contro gli user che diffondono odio e sostengono la violenza. Le transazioni verso i conti di Anglin stanno però continuando, nonostante il blocco di Coinbase.
Il codice “1488” appare anche in 15 transazioni risalenti al periodo che va dal 2014 al 2017 effettuate dall’hacker e troll neonazista americano Andrew Auernheimer. Auernheimer, meglio conosciuto col suo pseudonimo “Weev” è diventato famoso grazie a un attacco hacker ai sistemi dell’azienda telefonica AT&T, a seguito del quale è stato condannato nel 2013 a 41 mesi di prigione, che ha potuto evitare quando ha vinto l’appello l’anno seguente: dopo la liberazione, si è trasferito in Transnistria, una piccola regione sul confine orientale della Moldavia sostenuta dalla Russia. Nel frattempo ha diretto per qualche tempo il sito web del “Daily Stormer”. Come emerge da alcune transazioni, Auernheimer ha accumulato tra il 2014 e il 2017 un patrimonio di oltre 194 Btc, che corrisponde secondo i valori attuali a oltre 2,8 milioni di dollari.
Il Movimento Identitario richiede donazioni Bitcoin
Anche in Europa gli estremisti cercano di compensare il blocco dei conti con donazioni in valuta elettronica. Dopo che a fine giugno sono stati congelati i conti dei movimenti identitari in Germania e in Austria, Paypal li ha bloccati e anche la piattaforma Kickstarter ha bannato i neofascisti, questi hanno tentato di raccogliere Bitcoin. Tra agosto e dicembre gli identitari tedeschi hanno guadagnato 1,66 Btc, che corrispondono a circa 24.000 dollari (20.000 euro). Dorian Schubert, attivista della “Kontrakultur Halle”, un sottogruppo regionale del Movimento Identitario della Germania, ha affermato a Business Insider che si tratta soprattutto di donazioni.
Nel frattempo si sta cercando di ampliare il portafoglio di donazioni del Movimento Identitario della Germania per arrivare a comprendere anche le criptovalute Litecoin (Ltc) e Ripple (Xrp). Il wallet Litecoin a inizio gennaio conteneva 92 Ltc (circa 18.000 euro), il wallet Ripple ammontava a 5560 Xrp (più o meno 9.400 euro). Secondo Schubert il patrimonio Litecoin e Ripple deriva esclusivamente da trasferimenti di donazioni Bitcoin ai wallet delle altre criptovalute.
Per gli altri gruppi identitari l’inclusione di nuove criptovalute sembra procedere con più lentezza. Il viennese Martin Sellner, uno dei capi del Movimento Identitario dell’Austria offre la possibilità di donare Bitcoin sulla sua pagina web. Sellner, che prima di approdare al Movimento Identitario era attivo nel gruppo vicino al neonazista austriaco Gottfried Kuessel, ha ricevuto tra luglio e dicembre 2017 0,16 Btc. Alla richiesta di sapere se si trattasse di donazioni o investimenti Sellner non ha ancora risposto.
Sul wallet degli identitari francesi (“Génération Identitaire”) nel 2017 non si rilevano transazioni, il gruppo irlandese e quello britannico per ora si sono limitati soltanto ad annunciare la possibilità di donare, in futuro, con i Bitcoin.
Contatto tra Identitari e attivisti Alt-right
A tutto questo si aggiunge che gli Identitari provengono soprattutto da gruppi e associazioni neonaziste e a questi ambienti attingono per reclutare nuove leve, mentre negli Stati Uniti esiste un vasto panorama di hacker di destra, che agiscono come agitatori e troll per disturbare le conversazioni, screditare in maniera sovversiva e duellare con gli hacker di sinistra. Il fatto che gli estremisti americani investano da più tempo e in maniera più ampia in Bitcoin dipende perciò anche dall’affinità per la tecnologia di molti di loro.
Il contatto tra la Alt-right e gli attivisti della (nuova) destra europea si è però fortemente intensificato nell’anno passato, soprattutto per quanto riguarda le generazioni più giovani: Sellner ha partecipato lo scorso autunno a convention dell’Alt-right ed è legato all’attivista di destra Brittany Pettibone.
Pettibone e Lauren Southern, un’attivista Alt-right canadese, hanno accompagnato “Defend Europe” con video Youtube e post sui social media. Anche Southern riceve donazioni Bitcoin, a inizio gennaio disponeva di più di 4 Btc (circa 60.000 dollari): la gran parte delle transazioni in ingrasso risalgono al periodo tra giugno e agosto, quando Southern stava seguendo “Defend Europe”.
Si bloccano i progetti delle destre, mancano sempre più donazioni
Gli Identitari austriaci hanno deciso di continuare a scommettere sul classico bonifico – aprendo un nuovo conto presso la banca ungherese TakarékBank, per aggirare le limitazioni in patria. Ma anche in questa maniera le donazioni sembrano languire: per un “Zentrum in Wien” (una “centrale viennese”) gli austriaci vogliono raccogliere 20.000 euro. Se si crede alle informazioni sulla Homepage del gruppo, finora non sono stati raccolti neanche 1.000 euro. Tra marzo e dicembre 2017 sono stati donati soltanto 90 euro per il progetto. Per realizzare lo studio cinematografico mancano ancora più di 8.000 euro: anche qui nell’ultimo anno ci sono stati pochi movimenti. Il Movimento Identitario dell’Austria non ha confermato l’attualità dei dati.
Dopo “Defend Europe” probabilmente l’entusiasmo dei donatori patriottici si è arenato. Gli Identitari avevano raccolto, attraverso la piattaforma estremista di crowdfunding WeSearchr, che utilizza anche il “Daily Stormer”, oltre 200.000 dollari per l’iniziativa – per tornare, dopo qualche settimana, soltanto con qualche foto e video.
Anche per l’app “Patriot Peer”, per ora solo annunciata, che dovrebbe permettere di mettere in contatto nazionalisti ed estremisti con facili elementi di gamification, sono state richieste numerose donazioni. Sembra siano stati raccolti per lo sviluppo dell’app 20.000 euro, ma dal pomposo annuncio dell’anno scorso si sono solo susseguite rassicurazioni sull’imminenza dell’uscita dell’app. Se l’applicazione dovesse però essere davvero lanciata, gli Identitari dovrebbero affrontare il prossimo ostacolo: gli Appstore. Che potrebbero nuovamente impedire l’accesso ai neofascisti.
Fonte: Business Insider
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