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Tornano gli sgravi contributivi per l’assunzione di giovani sotto i 35 anni (30 anni dal 2019).
(Italia Oggi) L’idea di fondo è quella di attribuire ai giovani lavoratori una sorte di dote da spendere in occasione della prima assunzione. La dote consiste in uno sgravio triennale del 50% dei contributi previdenziali fino a un massimo di 3 mila euro annui, che diventa del 100% nel caso di assunzione di un giovane che ha già effettuato uno stage presso la stessa azienda. Nelle regioni del Sud, oltre allo sgravio totale dei contributi previdenziali, il tetto annuale viene alzato a 8 mila euro. La legge di Bilancio 2018 prevede altre condizioni (che sono dettagliate nelle pagine interne di questo stesso giornale), ma lascia aperti anche alcuni dubbi pratici: per esempio, in alcuni casi non sarà semplice verificare l’assenza di pregressi lavori a tempo determinato, tanto che l’Inps sembra stia lavorando alla realizzazione di un’utility da mettere a disposizione delle aziende e dei loro consulenti che, partendo dal codice fiscale del lavoratore, restituirà l’informazione sul tipo di rapporto di lavoro instaurato nel tempo e anche quella sugli sgravi di cui si è eventualmente già beneficiato.
Gli stimoli previsti sono mirati a fornire un taglio contributivo consistente ma calibrato in modo diverso in funzione di una serie piuttosto numerosa di situazioni particolari. In questo modo si è probabilmente riusciti a fornire l’incentivazione più ampia possibile con il minimo impegno, nei limiti del possibile, di risorse della fiscalità generale (comunque necessarie per coprire la riduzione dei versamenti contributivi). Inevitabilmente, però, si è finito per creare una disciplina piuttosto complessa, che avrà bisogno di non pochi chiarimenti per focalizzare numerose situazioni particolari. Anche perché si tratta di incentivi automatici, cioè applicati direttamente dall’azienda senza alcuna forma di autorizzazione ex ante da parte dell’Inps o di altri enti pubblici.
Questi sgravi contributivi, in vigore dal 1° gennaio 2018 (anche se in taluni casi necessitano ancora di istruzioni ufficiali), sostituiscono alcuni incentivi operanti nel 2017, che hanno definitivamente chiuso i battenti alla fine di dicembre, come la Garanzia giovani, l’esonero contributivo per l’alternanza scuola-lavoro, l’incentivo occupazione al Sud. Si aggiungono invece ad altri incentivi esistenti, che restano operativi, come quello che consente sgravi contributivi del 50% per l’assunzione di lavoratrici o di lavoratori/lavoratrici con più di 50 anni, oppure gli sgravi contributivi, che possono essere di varia entità, per l’assunzione di lavoratori disabili, quelli al 50% per la sostituzione di maternità o paternità, il bonus di 5 mila euro per chi assume genitori con meno di 35 anni o quelli di importo variabile per incentivare l’assunzione di lavoratori in mobilità, in cigs, percettori di Naspi o di altre indennità di disoccupazione.
Quelli previsti dalla legge di Bilancio 2018 sono incentivi piuttosto allettanti per le imprese anche se non tanto quanto quelli del 2015 che, con uno sgravio contributivo del 100% dei contributi previdenziali per tre anni, contribuirono in modo forse decisivo, in un periodo di crisi, all’assunzione di un milione e 176 mila lavoratori. Infatti l’anno successivo, con lo sgravio contributivo ridotto al 40% e solo per un biennio, le nuove assunzioni furono solo 411 mila. A dimostrazione, semmai ce ne fosse bisogno, che il costo del lavoro è una delle ragioni più importanti che scoraggia le imprese dalla creazione di nuovi posti di lavoro.[:]