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L’ipotesi di tornare alla chiusura di domenica con deroghe decise a livello locale. Il sostegno di sindacati e piccoli commercianti. No da consumatori e grande distribuzione.
(Corriere della Sera) Luigi Maio apre un nuovo fronte, quello dei negozi aperti la domenica. «Certo» risponde il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico
a chi gli chiede se il governo sia pronto ad aprire un tavolo per rivedere le regole che nel 2012 hanno liberalizzato le aperture nei giorni festivi. Dietro quella semplice parola, però, c’è un piano già definito, anche perché il tema è da sempre una bandiera del Movimento 5 Stelle.
L’idea è tornare alla situazione che c’era prima del 2012 e cioè con i ne
gozi chiusi la domenica e nei festivi salvo deroghe, anche numerose, decise a livello locale. Un meccanismo spazzato via sei anni fa dal governo Monti, che ha fatto dell’Italia l’unico Paese europeo senza limiti di apertura. «Ci sono tanti problemi — dice il vice premier — di chi lavora ma anche dei datori di lavoro. Dobbiamo cercare di seguire un filo conduttore, combattere la precarietà, eliminare lo sfruttamento».
Il tema potrebbe anche entrare nel cosiddetto «decreto dignità», quello che contiene la stretta sui contratti a termine, e dovrebbe arrivare in consiglio dei ministri ai primi di luglio. Ma è più probabile che il governo proceda per gradi, ascoltando aziende e lavoratori. Dai sindacati lo stop alla liberalizzazione raccoglierebbe solo consensi. «Non esiste un diritto allo shopping», afferma il segretario della Cisl Anna Maria Furlan. Stesso discorso per i piccoli commercianti: «Le liberalizzazioni — osserva Confcommercio — non hanno portato vantaggi: il fatturato si è spalmato su più giorni nella settimana».
Il no arriva dai consumatori: «Con tutti i problemi che abbiamo — dice l’Unione dei consumatori — è incredibile che si voglia togliere una norma che consente al commerciante di aprire quando vuole». E anche da Federdistribuzione: «Siamo favorevoli alle aperture domenicali perché sono un vero servizio per i cittadini», fanno sapere dall’associazione delle imprese della grande distribuzione. Secondo le loro stime, sono ormai 12 milioni gli italiani che fanno acquisti la domenica, e la liberalizzazione ha portato tra le 4 e le 5 mila assunzioni. Per questo Federdistrubuzione si augura che si riparta dal disegno di legge approvato alla Camera nella passata legislatura ma poi rimasto fermo al Senato.
Un ritocco che non interveniva sulle domeniche ma solo sui 12 giorni super
festivi del nostro calendario — come Pasqua, Natale e il primo maggio — in cui oggi il lavoro non è obbligatorio ma il dipendente può dare la sua disponibilità. Quella proposta stabiliva che, su 12 super festivi, 6 dovessero essere di chiusura obbligatoria. Un «compromesso» che nel 2014 venne approvato con i voti di Pd, Forza Italia e Movimento 5 Stelle. Nel frattempo, però, la composizione del Parlamento è cambiata parecchio. E anche l’alleato di governo, la Lega, è favorevole a un intervento. Al di là del merito, sarebbe difficile resistere alla tentazione di cancellare una legge del governo Monti.
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