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120 nuove Ipo in sei mesi. E dopo Dropbox attesa per Spotify
(Il Sole 24 Ore) – Wall Street tentenna nervosa, scossa da spettri di guerre commerciali, dubbi sul futuro di bilanci aziendali finora straordinari, timori d’aver semplicemente già corso troppo. Ma il 2018 alla Borsa americana e’ comunque l’anno degli Ipo, dei collocamenti azionari iniziali, per i quali finora l’entusiasmo non difetta: nei primi sei mesi dell’anno sono stati 120 e hanno rastrellato 35,2 miliardi di dollari, un risultato che non si registrava dal 2012 e il quarto di sempre stando alle classifiche di Dealogic.
La corsa agli Initial Public Offerings sulle piazze statunitensi è frutto d’una miscela di spinte: dagli orizzonti economici incoraggianti nel Paese alla continua caccia degli investitori a società, anzitutto hi-tech, che promettano exploit. I nuovi titoli tech a sbarcare sono stati 28 nel primo semestre, capaci di rastrellare 12,2 miliardi, il doppio dello stesso periodo del 2017 e dieci volte tanto se paragonato al 2016.
Nella seconda metà del 2018 sono in lizza per una quotazione marchi quali Sonos, Upwork, SurveyMonkey e Eventbrite. Anche se, sul fronte delle Ipo globali, sono le società cinesi che dovrebbero dominare i prossimi mesi, da Meituan–Dianping a Xiaomi, con collocamenti azionari a Hong Kong. Ma nel 2019 è negli Stati Uniti che sono potenzialmente in gioco colossi della new economy del calibro di Airbnb, Ubere forse la rivale Lyft, oltre a WeWork.[:]