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E’ polemica
(La Repubblica) A Berna, dove il tasso di disoccupazione supera, di poco, il 2%, un’azienda si permette di pubblicare un annuncio di ricerca di personale con una vistosa differenza salariale tra candidati maschi e femmine. Per un posto di assistente, nel settore delle ricerche umane, sul sito petitesannonces.ch viene offerto, agli uomini, uno stipendio annuo di 80 mila franchi, circa 68 mila euro, mentre quello previsto per le donne è di 64 mila franchi, l’equivalente di 54 mila euro. Stiamo parlando di una differenza del 20%.
“Sulla base di diversi studi sappiamo che, in Svizzera, le differenze salariali esistono, tuttavia vederle per iscritto, com è il caso in quell’annuncio, è semplicemente scandaloso”, ha commentato la parlamentare socialista, Rebecca Ruiz. Fatto sta che, ancora oggi, nella Confederazione, dove le donne hanno ottenuto il diritto di voto e di eleggibilità solo nel ’71, uno scarto del 20% tra le retribuzioni maschili e quelle femminili è la norma. Con punte del 33,2% nel settore finanziario e assicurativo. Va meglio, per contro, in quello della ristorazione, dove la differenza è del 9,3%.
Le donne, inoltre, rappresentano il 64% dei lavoratori che ricevono i salari più bassi, quelli inferiori ai 4000 franchi, circa 3400 euro. L’altra faccia della medaglia, quella dei vertici aziendali, dove gli stipendi sono sontuosi, vede le quote rosa ridotte a poco più del 6%.
In autunno il Consiglio degli Stati, uno dei due rami del Parlamento svizzero, aveva approvato una norma che impone alle aziende con più di 100 dipendenti di analizzare, ogni 4 anni, lo stato del rapporto salariale uomo-donna. “Una soluzione pragmatica”, l’aveva definita Simonetta Sommaruga, Ministro di Giustizia e Polizia, una delle due donne presenti nel Governo elvetico. “Niente affatto, qui stiamo curando un cancro con l’aspirina”, il commento del deputato liberale, Raphaël Comte.