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La risposta ad Airbnb
(Corriere della Sera) Alzi la mano chi, quando organizza le vacanze o un week end fuori città, non guarda le offerte di Airbnb. La piattaforma che mette in contatto chi cerca e chi offre un immobile in affitto per un breve periodo ha rivoluzionato il nostro modo di viaggiare. E ha stravolto il mercato dell’ospitalità.
Gli hotel si sono trovati a fronteggiare un nuovo concorrente, che può puntare su svariati elementi di forza: dalla capillarità al prezzo. Senza dimenticare il valore aggiunto dell’esperienza: quando si trascorre una vacanza in un appartamento prenotato sul marketplace ci si cala più facilmente nella realtà locale.
Ma davvero Airbnb fa concorrenza agli hotel? O, per meglio dire, sottrae possibili guadagni agli albergatori? Secondo una ricerca realizzata negli Stati Uniti l’impatto di Airbnb sui ricavi degli hotel si attesta intorno all’8- 10%.
Attenzione però: l’indagine non è recentissima (l’ultima revisione del paper è datato novembre 2016) e – cosa più importante – è circoscritta al Texas. Insomma, è ragionevole pensare che questi numeri non valgano per tutti gli alberghi.
E’ plausibile che sinora il portale di affitti abbia eroso quote di mercato soprattutto agli hotel indipendenti, che non possono contare su un brand forte, e a quelli con tariffe più economiche. Tuttavia è probabile che, nel breve-medio periodo, il fenomeno vada a impattare anche sul giro di affari delle strutture di lusso.
Non è un caso che molti hotel di alta gamma si siano già mossi per offrire agli ospiti non solo una camera, per quanto ampia e lussuosa, ma un’esperienza a tutto tondo.
Va in questa direzione l’introduzione della figura dell’aura manager, una sorta di padrone di casa che ha l’obiettivo di personalizzare e arricchire il soggiorno di ogni cliente. “La mia missione – spiega Francesco Costa, aura manager al ME Milan il Duca in piazza della Repubblica a Milano – è rendere indimenticabile il soggiorno, curandone ogni dettaglio non solo all’interno dell’hotel ma anche nella scoperta della città. Questo significa che guido gli ospiti attraverso i migliori ristoranti, le boutique dove fare shopping e i luoghi da non perdere”.
Il boom di Airbnb ha favorito anche la nascita di nuove formule, che ibridano la dimensione domestica con quella alberghiera.
Così, per esempio, Sweet Inn offre all’interno di una casa i servizi tipici di un boutique hotel (dall’assistenza 24/7 alla disponibilità di varie tipologie di cuscini per la notte). Dice il country manager Federico Oneto: “il progetto nasce dalla constatazione che non sempre ciò che si prenota su Airbnb trova riscontro nella realtà. Noi assicuriamo – oltre a un design in linea con quello mostrato on line (e coerente in tutte le strutture gestite) – una serie di comfort che, quando si affitta un appartamento sul marketplace, non sono previsti”.