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Intesa trovata dopo una notte di trattativa: la firma finale prevista intorno all’ora di pranzo. Di Maio: “Siamo all’ultimo miglio”
(Il Fatto Quotidiano) Avevano chiesto di mantenere sugli impianti quanti ci lavorano in questo momento e di arrivare agli “zero esuberi” al termine del piano ambientale nel 2023. Senza che venissero toccati gli stipendi. E alla fine hanno vinto su tutto. In 18 ore di trattativa a oltranza, partita in salita e chiusa da un applauso alle 8.10, quando si è capito che l’accordo era fatto. I sindacati e ArcelorMittal hanno raggiunto l’intesa che permetterà al ministro Luigi Di Maio di consegnare le chiavi dell’Ilva al colosso dell’acciaio nei prossimi giorni per l’ingresso ufficiale a partire dal 15 settembre. L’azienda, dopo ore tese al tavolo del ministero dello Sviluppo Economico, ha deciso di riassumere subito 10.700 lavoratori e garantire la contrattualizzazione degli esuberi nel 2023 senza ritoccare al ribasso il costo del lavoro tagliando le ore in fabbrica di ciascun dipendente. Niente solidarietà preventiva, insomma.
La svolta è arrivata poco dopo mezzanotte. In quel momento, dopo un secondo round di trattative seguito all’avvio “in salita” e alle distanze marcate” sottolineate dai sindacati e con una “bozza di accordo” che in realtà era una proposta dell’azienda, i segretari generali di Uilm, Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Usb hanno in mano un testo integrato e migliorato dalle loro controproposte. Ma la situazione non si blocca. Serve l’intervento diretto del governo e arriva il vicepremier. Di Maio va dritto da Rocco Palombella, Francesca Re David, Marco Bentivogli e Sergio Bellavita. Vuole sapere quale sono le condizioni sotto le quali non firmeranno mai. Ascolta, appunta e richiama ArcelorMittal. È il momento di “forzare”, perché senza l’intesa sindacale salta tutto. E con i miglioramenti ambientali accettati dagli acquirenti e vagliati dal ministero dell’Ambiente nelle ultime settimane, il nodo occupazionale è ormai l’ultimo da sciogliere. Il faccia a faccia è teso, ma si riprende a parlare.
Alle 4.30 la discussione è accesa: il leader della Fim-Cisl Bentivogli è il più agitato di tutti. Ma la no-stop arrivata fino a tarda ora è ormai un segnale per tutti, dai lavoratori all’azienda fino al governo: un punto di caduta verrà trovato. Dopo due ore e mezza di scrittura dei testi, la bozza è ormai pronta e si torna in plenaria dopo una riunione ristretta iniziata ormai da oltre 16 ore. Arcelor si presenta con 10.500 assunzioni subito, i sindacati ne chiedono 200 in più. Sono le 8 e Di Maio parla di “ultimo miglio” ai presenti al tavolo e lo ripeterà poi all’esterno. L’azienda sa che non può far saltare un’operazione da 4,1 miliardi in ballo da 15 mesi per un pugno di lavoratori dopo aver già accettato condizioni che alcuni mesi fa sembravano impossibili. L’accordo finale arriva in pochi minuti: 10.700 assunzioni, zero esuberi, premialità una tantum. Mancano le firme, arriveranno in giornata dopo aver letto e riletto il testo finale dell’intesa.
“Manca ancora da riguardare i testi e correggerli, ma l’elemento importante è che non ci sono esuberi perché il piano prevederà il completo assorbimento di tutti i lavoratori con il mantenimento di tutti i diritti acquisti”, spiega Palombella. “Bisognava aumentare il numero di lavoratori – aggiunge – Siamo riusciti a ottenere un numero che secondo noi è importante: 10.700 compresi quasi 300 delle affiliate”. Di “accordo fatto” parla anche la leader della Fiom, Francesca Re David, sottolineando come “per essere valido deve essere approvato dai lavoratori con il referendum”.