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Lo ha dichiarato Tom Wheeler, ex presidente agenzia Usa per le tlc
(Business Insider) La recente abolizione delle regole che garantivano accesso a internet senza discriminazioni negli Usa potrebbe rivelarsi un boomerang per la competitività del mercato a stelle e strisce a favore di quello europeo.
E’ questo l’avvertimento lanciato in un’intervista esclusiva a Business Insider Italia da Tom Wheeler, ex presidente dell’agenzia Usa per le telecomunicazioni (FCC) che sotto la presidenza Obama nel 2015 firmò le Net Neutrality Rules per impedire la creazione di una rete a corsie preferenziali, normativa cui il Vecchio Continente si è ispirato per approvare regole simili l’anno dopo.
“Chiunque sia intenzionato ad aprire un nuovo business ha un vantaggio evidente a operare laddove esiste una rete aperta e neutrale”, sottolinea Wheeler, che oggi insegna alla Kennedy School di Harvard ed è fellow del centro studi Brookings Istitution.
Da giugno scorso, negli Stati Uniti non esiste più il divieto per gli operatori del sistema di telecomunicazioni di fornire accesso privilegiato a certi siti o app. Questo significa che i provider possono accelerare o rallentare a piacimento determinati pacchetti di dati che corrono in rete. Secondo la logica espressa dal nuovo presidente della FCC, Ajit Pai, questo dovrebbe fornire più risorse agli operatori per investire nelle infrastrutture, migliorando alla lunga il servizio per gli utenti. Secondo Wheeler, invece, è vero il contrario: le nuove regole rischiano di rafforzare i monopoli già esistenti, creando barriere all’ingresso nel mercato di software e servizi, dando quindi un vantaggio ai sistemi più liberi come quello europeo, con buona pace dello slogan “America first” di Trump.
“E’ tragico che con questa decisione gli Stati Uniti abbiano rinunciato al loro ruolo di leadership. Dopo aver approvato le Net Neutrality Rules, nel 2015 incontrai i vertici della controparte europea (Berec, l’organismo regolatore europeo per le comunicazioni elettroniche, ndr) per lavorare alle linee guida per garantire un’internet aperta anche in Europa”.
Come giudica il ragionamento di Pai secondo cui l’assenza di regole favorisce la competitività fra i provider che a loro volta potranno investire maggiori risorse nel velocizzare la rete?
“Questa è sempre stata anche la principale difesa degli operatori contro le regole che garantivano la neutralità della rete. Per me equivale a un bambino che minaccia la madre di smettere di respirare se non gli permette di fare ciò che vuole. Ma i fatti smentiscono la minaccia: nei 3 anni in cui le garanzie sono state in vigore si sono registrati investimenti record nelle infrastrutture da parte degli operatori”.
E quali sono i rischi maggiori che lei prevede per il futuro?
“Che gli operatori diventino i custodi dell’accesso a internet. Stava già succedendo una dozzina d’anni fa quando, sotto l’amministrazione repubblicana, la FCC accertò che Comcast aveva applicato pratiche discriminatorie per limitare gli scambi peer-to-peer. Anni dopo, durante un famoso procedimento giudiziario, un rappresentante legale di Verizon ammise le intenzioni dell’operatore di creare un mercato a due velocità. Il loro obiettivo è trasformare internet in sistema simile alla tv via cavo, dove i provider scelgono cosa far vedere, quando e a che prezzo”.
Resta qualche difesa contro le nuove regole stabilite dalla FCC?
“La speranza è che i tribunali americani intervengano per bloccare la normativa. Il 75% degli americani ha solo una scelta quando si tratta di accesso alla banda larga e, nel caso di banda ultralarga, la percentuale sale al 90%: questo significa che il potere è nelle mani dei monopolisti locali a cui non dovrebbe essere permesso di sfruttare a proprio vantaggio questa posizione di forza”.