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Le preoccupazioni sulla manovra costeranno al Tesoro, in termini di rendimenti da pagare, nelle aste a medio lungo di questa mattina. Bene Mediaset
(Milano Finanza) Borse europee contrastate nonostante il buon andamento di Tokyo (+0,96%), rincuorata dal fatto che l’amministrazione Trump ha invitato la Cina a nuovi colloqui commerciali, e in attesa della prima riunione del Consiglio direttivo della Bce dopo la pausa estiva. Sui principali parametri della politica monetaria, tassi di interesse e quantitative easing, non sono attese variazioni dopo le decisioni di giugno. In particolare era stata delineata la conclusione degli acquisti netti di titoli di Stato dell’area euro a dicembre, stop che resta però condizionato al sopraggiungere di dati e sviluppi macroeconomici in linea con le attese.
E su questo versante oggi pomeriggio saranno significative le previsioni aggiornate dei tecnici della stessa Bce su crescita economica e inflazione. Tre mesi fa stimavano un’espansione annua del pil dell’area euro del 2,1% nel 2018, dell’1,9% nel 2019 e dell’1,7% nel 2020, mentre sul caro vita pronosticavano 1,7% su tutti e tre gli anni.
I trattati europei assegnano alla Bce il mandato a perseguire la stabilità dei prezzi, che concretamente significa puntare ad avere un’inflazione inferiore ma vicina al 2% nel medio periodo. Negli anni scorsi l’istituzione ha messo in campo massicci stimoli monetari mentre la debole dinamica dei prezzi
minacciava di degenerare in deflazione.
Ora la ripresa economica e la progressiva risalita del caro vita spingono Francoforte a muoversi con cautela in un percorso di graduale normalizzazione della sua politica. Un’eventuale stallo della ripresa economica dell’area euro potrebbe frenare l’aggiustamento. Le decisioni tecniche del Consiglio verranno comunicate alle 13:45, mentre alle 14:30 il presidente, Mario Draghi, terrà la consueta conferenza stampa esplicativa.
Le preoccupazioni sulla manovra, che ieri hanno portato lo spread Btp/Bund fino a quota 243 punti base, pesano anche oggi con il differenziale di rendimento tra Btp e Bund che scambia a 241 punti base mentre il tasso decennale viaggia al 2,8%. Alla base dell’allargamento dello spread l’indiscrezione secondo cui il M5s sarebbe stato pronto a chiedere le dimissioni di Tria se non verranno stanziati in manovra almeno 10 miliardi per il reddito di cittadinanza. Il M5s ha negato la richiesta di dimissioni, ma confermato le tensioni sull’argomento.
“Gli sviluppi più recenti in Italia fanno presagire moderate attenuazioni degli spread sui titoli di Stato, anche se resta molto da realizzare inclusa la credibilità di qualunque obiettivo di bilancio che verrà inserito nella manovra”, affermano gli economisti di Ubs che hanno elaborato quattro scenari possibili sul Belpaese.
Il secondo più positivo, in cui il governo procederà a un’espansione “limitata” del bilancio avvicinando il deficit al 3% del pil ma senza minare la sostenibilità del debito, dovrebbe vedere un recupero dei Btp fino a far calare i rendimenti al 2,20% circa. Nel caso opposto, con delle manovre di bilancio “aggressive”, i rendimenti dei titoli italiani si spingerebbero “ben oltre” i picchi registrati lo scorso maggio, secondo i tecnici di Ubs è difficile fare previsioni più precise.
Le rinnovate tensioni sul secondario, scrive l’agenzia Reuters, costeranno inevitabilmente al Tesoro, in termini di rendimenti da pagare, nelle aste a medio lungo di questa mattina, che prevedono tra l’altro il lancio del nuovo Btp a 7 anni novembre 2025 cedola 2,50%: l’offerta complessiva arriva fino a 7,75 miliardi e comprende le riaperture dei benchmark a 3 e 30 anni. Ieri, segnala Reuters, in chiusura sul mercato grigio il nuovo 7 anni scambiava a un rendimento in area 2,61% contro il 2,31% dell’asta di luglio (col vecchio benchmark maggio 2025), segnando un potenziale massimo da marzo 2014; il 3 anni 1,26% dall’1,10% di luglio (possibile massimo da febbraio 2014); il 30 anni 3,57% dal 3,54% dell’ultima asta.
In attesa del dato sull’inflazione in Usa (attese +0,3% mese su mese, +2,8% anno su anno; +0,2% mese su mese, +2,4% anno su anno il dato core), l’euro è in lieve ribasso sul dollaro a 1,1624. Ieri si attestava a 1,1629. A Piazza Affari l’indice Ftse Mib scende dello 0,36% a quota 20.887 punti. Spicca il +0,51% a 2,546 euro di Mediaet dopo che l’ad, Pier Silvio Berlusconi, ha detto che il gruppo sta lavorando a qualcosa di grosso e di complesso, nell’ambito del progetto di aggregazione paneuropea fra tv generaliste. Intanto cederà la piattaforma tecnologica della pay tv Premium a Sky Italia entro l’anno, come previsto dall’accordo già siglato.
In calo Tim (-0,63% a 0,5372 euro) che nel pieno della battaglia tra Vivendi ed Elliott ha annunciato ieri le dimissioni del Chief Commercial Officer Pietro Scott Jovane. Ancora sotto pressione Prysmian (-0,67% a 20,86 euro) per i nuovi problemi al progetto WesternLink.