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Nell’ottovolante che è la politica britannica di questi giorni, Theresa May è sopravvissuta al voto di fiducia chiesto dal partito laburista nei confronti del «governo zombie» nella speranza di arrivare a nuove elezioni
All’indomani della catastrofica sconfitta del suo accordo sulla Brexit, la premier ha incassato 325 voti contro 306 solo grazie al sostegno degli unionisti nordirlandesi del DUP, sui cui 10 deputati è costretta a contare per raggiungere una maggioranza, e a quelli dei ribelli Tories, che martedì erano venuti drammaticamente a mancare. E che vanno considerati più che traballanti per il futuro, ora che la premier ha annunciato la volontà di incontrare le parti politiche da subito, già da ieri sera, per onorare «la responsabilità di trovare una soluzione» per «rispettare la promessa solenne fatta al paese» di uscire dall’Unione europea: qualunque dialogo con l’opposizione implica che si ridiscutano le principali “linee rosse” messe dalla May all’inizio della trattativa con Bruxelles, ossia la partecipazione all’unione doganale e la possibilità di uscire applicando le regole del Wto qualora non si raggiungesse un buon accordo.
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