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L’Italia può perdere 300 milioni Ue. Chiamparino attacca: è la pietra tombale sull’opera
Come nel gioco dell’Oca se arrivi nella casella sbagliata torni al punto di partenza. E successo con la Tav. La mozione presentata ieri sera dai capigruppo alla Camera M5S (Francesco D’Uva) e Lega (Riccardo Molinari) segna un ritorno al contratto di governo – «ridiscutere integralmente il progetto nell’applicazione dell’accordo Italia e Francia» – e riabilita lo strumento dell’analisi costi e benefici uscito pesantemente ammaccato dalle polemiche legate al lavoro della commissione guidata dal professor Marco Ponti. Certo, non si entra nei criteri che devono essere seguiti per arrivare al risultato finale e la partita Tav resta tutta aperta anche se quel testo, quando verrà approvato dal Camera, certificherà il rinvio a dopo le elezioni europee di ogni scelta sul futuro della Torino-Lione. Il congelamento politico dell’opera si porta dietro la perdita, quasi certa, di 300 milioni di contributi europei. Telt, la società incaricata di realizzare la Torino-Lione, infatti deve lanciare i bandi entro marzo e difficilmente potrà di fronte all’approvazione di quell’ordine del giorno. Molinari prova a spiegare che «per non fare la Tav bisogna cambiare la legge e non si decide con le mozioni», ma è indubbio che ieri il M5S ha portato a casa una vittoria politica: potranno fare tutta la campagna elettorale spiegando che la Torino-Lione non si farà.
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