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Timori di crisi, sempre più bond a tassi negativi.

Matteo Valléro
28 Agosto 2019
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[:it] Dall’inversione della curva Usa dei rendimenti, un altro campanello d’allarme. Sempre più campanelli d’allarme sulla tenuta economica, con Germania e Cina in rallentamento, e ancora poche certezze sul fronte […]

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Dall’inversione della curva Usa dei rendimenti, un altro campanello d’allarme.

Sempre più campanelli d’allarme sulla tenuta economica, con Germania e Cina in rallentamento, e ancora poche certezze sul fronte geopolitico. Le banche centrali hanno ricaricato di munizioni i loro bazookae la Bce è pronta a sparare a settembre il suo nuovo piano di stimoli, mentre la Fed potrebbe già tagliare i tassi. Sui mercati, sempre più titoli obbligazionari sono a rendimento negativo: ce ne sono in giro la bellezza di 16 mila miliardi di dollari.

Martedì a New York molti analisti sono balzati sulle poltrone quando si sono resi conto che l’inversione della curva dei rendimenti americani, il fatto che quelli a scadenza più breve (2 anni) rendano più di quelli a lunga scadenza (10 anni), è arrivata a una distanza che non si vedeva dal marzo del 2007, subito prima della crisi finanziaria. Un segnale anticipatore di una recessione, insomma, come accaduto ogni volta negli ultimi cinquant’anni.Ed è in questo contesto, con i Treasury americani sotto l’1,5% di rendimento ai minimi dall’estate del 2016, che la Svezia pensa di raccogliere quel che di buono offre il panorama: finanziarsi a basso costo, con un’orizzonte che va ben oltre la vita di un governo.

Per ora, ricorda Bloomberg, il Paese nordeuropeo ha il suo bond più lungo in scadenza nel 2039 ed ha rendimento intorno allo zero. Visto che gran parte dei suoi titoli sono già a rendimento negativo, al dipartimento che si occupa del (poco) debito pubblico svedese (35% del Pil) stanno valutando che impatto e che accoglienza avrebbe sul mercato un titolo a scadenza secolare.

Il 23 ottobre verrà comunicato l’esito dell’analisi, di lì verrà presa l’eventuale decisione di emettere, ripercorrendo la via intrapresa a fine giugno dall’Austria. Vienna aveva già lanciato nel 2017 un titolo secolare, poco sotto la pari, e nel giro di due anni il valore è raddoppiato: la fame di rendimenti sicuri ha fatto il suo lavoro, nonostante gli scetticismi di molti su questa tipologia di titoli.

Approfondimento: La Repubblica[:]

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Direttore responsabile Maria Lucia Panucci

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