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Commercio

NON SOLO “FRIDAY”, PER I PICCOLI NEGOZI E’ NERA TUTTO L’ANNO

Matteo Valléro
15 Novembre 2019
  • copiato!

[:it] Dalla crisi dei consumi che ha portato alla chiusura di 200mila attività, alle nuove tasse locali che aumentano del 25%, fino alla moda dello shopping online: è dura la […]

[:it]

Dalla crisi dei consumi che ha portato alla chiusura di 200mila attività, alle nuove tasse locali che aumentano del 25%, fino alla moda dello shopping online: è dura la vita per piccoli negozi e botteghe artigiane

C’era una volta il negozio di quartiere. E c’era pure la bottega artigiana, una volta. Solo che quella “volta” non c’è più. Infatti, come rivela uno studio della Cgia di Mestre, dal 2009 ad oggi, in Italia, sono sparite 178.500 attività, pari al 12,1%, più altri 29.500 piccolissimi negozi.

Quasi 200mila imprese che hanno chiuso la serranda in meno di 10 anni. La colpa? Sempre stando alla ricerca del noto istituto, riguarderebbe la crisi dei consumi delle famiglie, che hanno ridotto gli acquisti, soprattutto al dettaglio, di 21,5 miliardi di euro, dal 2007 (anno pre-crisi) ad oggi.

Un patrimonio non soltanto economico – che produceva ricchezza e posti di lavoro, che ha insegnato un mestiere a tanti giovani – ma anche culturale e sociale, andato perduto.

Chi di noi non ha un ricordo legato al negozietto sotto casa, che diventava per molti anziani, e non solo, anche centro di ritrovo sociale, in cui scambiare due chiacchiere e ricevere dei consigli… Chi non si è servito dell’artigiano di quartiere, nella cui bottega si respiravano odori forti e caratteristici, come quelli di un calzolaio, per esempio, o rumori, rimasti impressi nella memoria… Anche la cultura “pop” ha spesso celebrato questi angoli di umanità: “fatti mandare dalla mamma a prendere il latte”, cantava Gianni Morandi.

Ma i tempi cambiano e cambiano le abitudini, e così si verifica questo triste fenomeno, anche dovuto a volte, per dirla tutta, all’incapacità di mutamento e di evoluzione di alcuni di questi piccoli esercenti.

Se c’è una cosa che, invece, non cambia proprio mai, è l’abitudine dei governanti di turno, inveterata specialmente in una certa parte politica, di TASSARE.

Tassa oggi, ritassa domani, e tartassati soprattutto – come direbbe Totò – i piccoli imprenditori, ecco che 200mila micro-aziende si ritrovano, complice la crisi dei consumi, a non riuscire più a tirare avanti, tra affitti, fornitori e pressione fiscale. Mettici, magari, anche qualche crisi idro-geologica, che come sappiamo in Italia non manca mai (e le esenzioni fiscali sono réclame elettorale), e il commerciante in ginocchio è servito.

Visto che le tradizioni vanno rispettate, sempre per citare il grande attore napoletano (e, naturalmente, non la tradizione delle attività di quartiere) la manovra economica di Giuseppe “Secondo”, omologata dal suo scriba Gualtieri, vorrebbe introdurre (sempre in buona fede, ci mancherebbe, e sempre per lo scopo divino assegnato a questo governo di sterilizzare l’IVA, anche se per adesso sono riusciti solo a sterilizzare l’ILVA) una tassa semplificata – “local tax” o “canone unico” – che di semplificato ha solo il modo di drenare altre risorse ai poveri contribuenti.

Come segnala l’allarme lanciato da Confersercenti, l’unificazione di vari balzelli, Tosap e Cosap (occupazione suolo pubblico) e affissioni pubblicitarie, potrebbe portare ad un aumento del 25% dell’onere sostenuto in particolar modo dalle imprese ambulanti, ma non solo: i bar coi loro tavolini, le attività con passi carrai, la pizzeria da asporto che mette fuori la classica sagoma dello chef, e ne potremmo elencare ancora molti. Anche perché le imposte dirette locali (che non sono le uniche) come ricorda sempre Confersercenti sono aumentate dal 2010 al 2018 del 43,6% (7 miliardi).

Responsabilità dei consumi ridotti causati dalla crisi, concorso “in omicidio” della politica tassaiola… Tutto farebbe pensare che possiamo sentirci scagionati in questo processo. Però, se ci guardiamo bene in faccia, scopriamo che non è proprio così. Ognuno di noi, nel suo piccolo, ha messo del suo. Come?

Con un click. E’ semplice, è veloce, è comodo ed economico. In questo periodo, il 29 Novembre per la precisione, c’è anche il “Black Friday”. Vuoi non approfittare del BLACK FRIDAY? Figuriamoci. E’ vero, lo fanno anche alcuni negozi, e perfino qualche bottega artigiana si è inventata il suo venerdì nero, ma perché sbattersi ad andare in giro per le vie affollate, quando possiamo comprare tutto online, con più scelta e spendendo molto di meno? E chi se ne frega se dietro quel monitor ci sono lavoratori sfruttati e filiere logistiche demenziali, con TIR che fanno chilometri per consegnarci un paio di mutande (ovviamente poi andiamo all’altro “Friday”, quello “for future” inneggiando a Greta Thunberg – evviva la coerenza!)

L’importante è «approfittare ora dei fantastici sconti».

E nel frattempo, come una fatina di Peter Pan, chiude un negozio di quartiere, fallisce una botteguccia.

Perché dopo la crisi, dopo le tasse, ci siamo noi, con quel click di un mouse, come il grilletto di una pistola.

E nell’illusione di aver risparmiato, ci siamo impoveriti: di occupazione, di economia locale, di tradizioni.

 

Matteo Valléro – direttore editoriale Business24

Vignetta: Danilo Santini[:]

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Dir. resp.le: Maria Lucia Panucci

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