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Il prezzo del petrolio barcolla sullo sfondo delle tensioni USA-Iran. Il discorso di Trump alla nazione rassicura i mercati
Nelle scorse sessioni sia la quotazione del Brent che quella del WTI hanno messo a segno guadagni decisi e si sono riportate sui massimi di fine estate a causa del potenziale conflitto USA-Iran. Poi però il rally si è affievolito e questo perché gli analisti hanno iniziato a rivalutare i rischi riconsiderando le probabilità di esplosione di una vera e propria guerra. A chiarire la questione è stato Lachlan Shaw, head of commodity research della National Australia Bank, che ha affermato: “Il mercato è chiaramente spaventato dalla potenziale interruzione dell’offerta ma non è detto che andremo per forza in quella direzione”. In pratica, dopo la paura iniziale, il prezzo del petrolio ha deciso di evitare il panico analizzando la questione in maniera più razionale. Le cose sono nuovamente cambiate nella giornata di ieri, mercoledì 8 gennaio, quando l’Iran ha deciso di attaccare alcune basi USA in Iraq. I venti di guerra sono tornati a soffiare più forti che mai e il greggio ha imboccato la via del rialzo. Il rally però ha avuto vita breve. L’andamento dei mercati è mutato ancora dopo i commenti di Donald Trump che, dopo aver comunicato la sua intenzione di imporre nuove sanzioni economiche all’Iran, ha parlato di un Iran pronto a ridurre le tensioni. Questo, accompagnato dal ritardo della sua riposta dopo il raid in Iraq, ha portato il mercato a tirare un sospiro di sollievo.
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