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Il termine dice già tutto: si versano fondi “una tantum”, direttamente sui conti correnti dei cittadini (o di un particolare target), con la speranza di sbloccare una situazione di stagnazione economica e tanti saluti all’inflazione
«Supponiamo che un giorno un elicottero sorvoli questa comunità e lanci dollari dal cielo, che, ovviamente, verrebbero frettolosamente raccolti dai membri della comunità. Supponiamo inoltre che tutti siano convinti che questo è un evento unico che non sarà mai più ripetuto».
La bizzarra idea non è mia, e non è nemmeno tanto recente. Si tratta di una teoria formulata nel 1969 dall’economista Milton Friedman, spiegando come i soldi transitino dallo Stato all’economia reale, e voleva essere una provocazione.
Ma si sa, in certi momenti anche le tesi più strampalate possono tornare utili, e questa, come extrema ratio, non sembra più poi tanto folle.
Lo strumento in questione, che da allora prende il nome di “helicopter money”, letteralmente “soldi dall’elicottero”, ultimamente è sulla bocca di tutti: statisti, ministri, banchieri, legislatori, che una volta pronunciavano con timore quel termine, come gli abitanti della Transilvania il nome Dracula, oggi non hanno più remore e ne dibattono apertamente, come se fosse uno strumento non solo presente nella cassetta degli attrezzi delle istituzioni bancarie centrali, ma di possibile impiego.
Come funziona? Il termine dice già tutto: si versano fondi “una tantum”, direttamente sui conti correnti dei cittadini (o di un particolare target), con la speranza di sbloccare una situazione di stagnazione economica e tanti saluti all’inflazione. Fantasia? No, l’hanno appena fatto a Hong Kong, 1.168 euro a persona (residenti da più di 18 anni).
D’altronde dalla crisi del debito sovrano del 2010, le banche centrali (FED e BCE su tutte) hanno imposto il loro ruolo di “market mover” con strumenti come il “quantitative easing” di Mario Draghi, che ha permesso, di fatto, il salvataggio dell’Euro (evviva). Interventi straordinari, che in passato mai si sarebbero immaginati possibili, anche perché pongono questi organismi a sforare in politiche fiscali che non competono ad essi, ben oltre la sovranità dei governi. Ma il non convenzionale diventa il suo opposto quando se ne abusa, e così, dai e dai, anche questo ora non basta più, forse.
Sappiamo che esistono i cicli economici e da quando il sistema monetario internazionale è cambiato si alternano con sempre maggior regolarità, con fasi di “generosa” elargizione e altre di cordoni della borsa stretti, attori che guadagnano e poi perdono (imprese e privati) e altri (le banche) che guadagnano e poi… guadagnano ancora.
Sono alla frutta? Allora noi siamo al dessert. E’ la finanza ai tempi del corona(virus): i mercati stanno aspettando come pulcini a becco aperto l’ultima trovata di mamma BCE (o FED che sia). Ma, siccome le nostre vere mamme ci hanno insegnato che «nessuno ti regala niente», speriamo di non essere noi, il dessert.
di: Matteo Valléro
articolo uscito nella rubrica IL CAPITALE sul quotidiano La Verità del 5 Marzo 2020[:]