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I virologi avvertono: ” ci saranno vari picchi sul territorio, in tempi diversi”
Sarà una Pasqua amara e soprattutto “isolata” quella che si prospetta per noi italiani. Da più parti si invita a resistere ancora, a rimanere a casa e a lasciare le saracinesche delle proprie attivitàproduttive/commerciali abbassate. “Per la fine delle misure di isolamento sociale e per una riapertura di aziende e scuole bisognerà aspettare almeno fine aprile“, ha affermato il virologo Fabrizio Pregliasco dell’Università di Milano. Dello stesso avviso anche il collega Roberto Burioni dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano: “La situazione è ancora talmente grave da rendere irrealistico qualunque progetto di riapertura a breve. Bisogna stare tappati in casa“, ha detto. Secondo gli scienziati non ci sarà un unico picco di casi, ma presumibilmente vari picchi sul territorio, in tempi diversi. Per questo l’unica arma possibile da adottare è continuare la quarantena.
Un appello simile arriva anche da Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità. “Le importanti misure che sono state adottate stanno mostrando i loro effetti – ha spiegato, – ma per poter parlare di un miglioramento dobbiamo osservare un aumento quotidiano dei casi inferiore a quello delle 24 ore precedenti per alcuni giorni consecutivi. Il numero delle nuove infezioni si deve quindi ridurre significativamente. Per ottenere questo trend bisogna rispettare le misure del governo almeno fino a Pasqua ma anche dopo, quando i casi scenderanno a zero, la vita non tornerà come prima finché non verrà trovato un vaccino o un farmaco efficace contro la malattia“.
In merito alle riaperture di negozi ed attività commerciali secondo Brusaferro la cosa fondamentale è evitare una ricaduta, individuando quelle che garantiscono che la curva non ritorni a crescere. “Certamente le riaperture avverranno in modo graduale e dovremo organizzarci per essere capaci di intercettare rapidamente eventuali nuove persone positive. Stiamo anche valutando un’idea degli inglesi, quella dello ‘stop and go’. Prevede di aprire per un certo periodo e poi chiudere di nuovo. Un’altra ipotesi possibile è quella di tenere a casa le categorie più esposte, come anziani e malati fragili”, ha sottolineato.
Il futuro non sembra tanto florido ed anzi l’impressione è che questa infezione globale non scomparirà in tempi brevi. L’imperativo per tutti è non abbassare la guardia. “Oggi stare a casa è necessario per interrompere la catena di contagi, ma anche una volta che saremo riusciti a spegnerlo il rischio che ricominci è altissimo. Nessuno può chiamarsi fuori“, ha tuonato l’assessore al welfare lombardo Giulio Gallera che ha aggiunto: “tra qualche settimana, se le cose vanno bene, ricominceremo ma dovremo probabilmente abituarci ad un modo di vita diverso, girare con la mascherina, aver maggiore distanziamento sociale, magari ristoranti con meno tavoli. In Cina stanno vivendo le infezioni di ritorno, quindi è chiaro che finché non avremo un vaccino dovremo adottare modalità di comportamento a cui non eravamo abituati. Vinciamo questa battaglia poi ci dedicheremo al resto”.
di: Maria Lucia PANUCCI
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