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Siamo agli ultimi posti in Europa per competenze finanziarie
Un italiano su tre non riesce a risparmiare nulla e questo normalmente, al di là della crisi attuale dovuta al Coronavirus. Uno studio della società multinazionale di gestione del rischio, la Willis Towers Watson, condotto su un campione rappresentativo di oltre 1000 dipendenti del nostro Paese, fa emergere un quadro piuttosto negativo: un dipendente su tre (31%) ha dichiarato di non avere capacità di risparmio, uno su cinque (18%) di non aver messo nulla da parte per le emergenze, uno su quattro (il 25%) di essere costantemente alle prese con problemi finanziari.
Dalla ricerca è emerso però che il vero problema non riguarda la consistenza dello stipendio bensì proprio la capacità di gestire il denaro. A consumare di fatto interamente la busta paga sono soprattutto i nuclei familiari (29%), poi gli anziani da soli (25%) ed infine i giovani single (23%), ma sono questi ultimi ad essere i veri spendaccioni.
Non è tutto perché lo studio ha evidenziato il ruolo primario dei datori di lavoro: la metà dei dipendenti intervistati ritiene infatti che il proprio capo dovrebbe fornire strumenti per aiutarli a migliorare la propria gestione finanziaria. Sono soprattutto le nuove generazioni a fidarsi, molto di più delle informazioni messe a disposizione su Internet. “In particolare i lavoratori più giovani, che sono meno alfabetizzati finanziariamente rispetto ai loro colleghi più anziani, fanno riferimento al loro datore di lavoro per aiutarli in questo settore. La sfida aziendale è offrire risposte ai propri dipendenti senza cadere in un paternalismo o in un effetto di supplenza di altri attori istituzionali”, ha spiegato Andrea Scaffidi della Willis Towers Watson.
Questo non sorprende affatto perché in quanto a cultura economica siamo veramente indietro. A dirlo sono i numeri dell’indagine dell’Ocse sull’alfabetizzazione finanziaria del 2017, l’ultima disponibile: il nostro Paese si piazza al penultimo posto tra quelli del G20 per livello di competenza finanziaria, prima dell’Arabia Saudita e subito dopo India e Argentina. Stando poi all’indagine condotta dalla Banca d’Italia, la percentuale degli italiani con un livello adeguato dell’indicatore di conoscenza è di poco superiore al 30%, a fronte del 62% registrato nella media dei Paesi Ocse. “L’Italia si colloca significativamente sotto la media dei Paesi sviluppati sia per le conoscenze sia per i comportamenti. L’unico aspetto per cui siamo più virtuosi è il basso ricorso al debito – si legge in un report del 2019 dell’Osservatorio Monetario. – Fare progressi sul fronte dell’educazione finanziaria rappresenta, quindi, una necessità urgente per il nostro Paese“.
Un modo è quello di progettare programmi mirati per un target specifico di fruitori ed in questo un ruolo fondamentale ce l’hanno le banche, le assicurazioni e le società di servizi finanziari. Pioniera su questo fronte è stata Intesa Sanpaolo che da diversi anni, insieme all’Osservatorio Permanente Giovani-Editori, promuove il progetto Young Factor, dedicato ai ragazzi delle scuole di secondo grado. Nel 2012 poi l’Istituto ha inaugurato anche il Museo del Risparmio, un laboratorio multimediale interattivo per spiegare a famiglie e bambini i concetti di risparmio e investimento con un linguaggio chiaro e semplice. Da non dimenticare l’impegno dell’azienda Crif che ha lanciato l’iniziativa Faccio Tesoro, un portale che comprende 6 sit-com con 25 video di approfondimento, tutti dedicati ai temi di maggiore interesse in ambito finanziario con consigli utili e concreti.
Maggiori competenze in ambito economico-finanziario sono indispensabili per ognuno di noi, per gestire in modo coscienzioso e più consapevole i nostri soldi.
di: Maria Lucia PANUCCI[:]