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Gualtieri: “La risposta dell’Unione sarà adeguata solo se ci saranno i Coronabond”
Conte lo ha ribadito più volte durante questa settimana: l’emissione dei Coronabond sono lo strumento più adeguato per fronteggiare tutti insieme, come Europa unita, la grande emergenza globale del Covid-19. Nonostante il premier abbia fatto nei giorni scorsi un accorato appello agli olandesi e ai tedeschi, parlando attraverso i media locali, rimane fermo il fronte del no, con capofila proprio la Germania. Anzi, in vista dell’Eurogruppo di martedì prossimo a Bruxelles, secondo quanto riportato dall’agenzia tedesca Dpa, Parigi e Berlino avrebbero già trovato un’intesa sugli strumenti che l’Ue dovrebbe usare per fare fronte alla crisi economica e finanziaria data dall’epidemia. Ebbene, secondo la bozza dell’accordo, i rispettivi ministri dell’Economia Le Maire e Scholz, faranno braccio di ferro comune su tre pilastri: l’utilizzo del Mes, il credito della Banca europea degli investimenti, che ha proposto un nuovo piano da 200 miliardi per aiutare le imprese, e il fondo Sure, varato dalla Commissione europea per favorire il lavoro part-time e scongiurare la disoccupazione di migliaia di lavoratori negli Stati membri.
E’ chiaro quindi che dei famosi Coronabond neanche l’ombra. Anzi Parigi e Berlino concordano su un utilizzo del Mes con condizionalità molto alleggerite rispetto a quello che fu per la Grecia, proprio per indebolire la proposta dei Coronabond. “Non ci devono essere assurde condizionalità e non ci sarà nessuna troika nel Paese“, ha assicurato Scholz. L’idea è quella di avere un solo tipo di condizionalità, uguale per tutti, che leghi l’utilizzo degli aiuti all’emergenza, quindi sufficientemente vaga da non esporre le debolezze di nessuno Stato.
L’Italia e la Spagna però continuano a non volerne sapere e giudicano il Fondo Salva Stati una misura inadeguata per questa crisi. Il nostro ministro dell’Economia Roberto Gualtieri appoggia con favore lo schema Sure e le garanzie Bei ma sottolinea che “la risposta comune europea sarà adeguata solo se comprenderà l’emissione comune di bond europei per finanziare i piani nazionali di risposta all’emergenza”. Si tratta di una sfida economica “senza precedenti che richiede un vero salto di qualità nella risposta dell’Europa”.
Oltre a ribadire il suo sì a un Mes light in accordo con la Germani, la Francia porterà sul tavolo dell’Eurogruppo un altro piano, un fondo temporaneo, gestito dalla Commissione Ue, che emetta bond sul mercato con garanzie comuni. Secondo quanto riferito da Le Maire il fondo avrà una durata dai cinque ai 10 anni da finanziare con stanziamenti volontari dei Paesi membri o una fiscalità specifica nella forma di “tasse nazionali di solidarietà”.
Intanto il vicepresidente esecutivo della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, in un’intervista a Repubblica, si è detto aperto a qualsiasi opzione. “I Coronabond attirano molti titoli sui giornali, ci sono controversie politiche ma ci sono un certo numero di cose che possiamo fare e che stiamo facendo – ha spiegato. – E’ logico usare il Mes come prossima linea di difesa perché è già capitalizzato e ha già capacità di prestito. Dobbiamo trovare un compromesso pragmatico, una soluzione su misura per questa crisi che ci permetta di attivarlo”.
di: Maria Lucia PANUCCI[:]