[:it]
Nessun accordo per ora sulla risposta finanziaria della Ue alla crisi
Fumata nera dell’Eurogruppo, almeno per il momento. Dopo 16 ore di riunione in video-conferenza, in cui i ministri delle Finanze della zona euro hanno cercato un accordo su come rispondere allo shock economico provocato dalla pandemia del Coronavirus, non è stata presa ancora nessuna decisione comune e la scelta è stata quella di rinviare tutto a domani.
Si tratta di una delle riunioni dell’Eurogruppo più difficili dai tempi della crisi dell’euro. La squadra, per così dire, sta cercando di approvare all’unanimità “il pacchetto economico più ambizioso di sempre“, come l’ha definito il presidente Mario Centeno. Un pacchetto che deve prevedere sia il Mes, tanto voluto da Germania, Olanda e dagli altri Paesi nordici, sia i Coronabond, sostenuti da Italia, Spagna e dai Paesi del Sud. Questa è una condicio sine qua non, altrimenti la trattativa salterà. D’altronde il premier Conte è stato molto chiaro con la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen: “l’Italia non accetterà compromessi a ribasso“.
Il grosso problema è che sul tavolo mancano mille miliardi. Il pacchetto in esame comprende tre punti. Il primo è il sostegno ai Paesi, attraverso l’utilizzo di un Mes alleggerito delle sue condizionalità ed in grado di dare crediti per 240 miliardi di euro. Ogni Paese potrebbe prendere in prestito fino al 2% del proprio Pil e per l’Italia sarebbero circa 35 miliardi. Il secondo punto riguarda il piano Sure, proposto dalla Commissione Ue, un aiuto ai lavoratori con un meccanismo da 100 miliardi per supportare la cassa integrazione dei 27 Stati membri. Il terzo è il sostegno alle imprese della Banca europea degli investimenti che entra in campo per far arrivare 200 miliardi alle Pmi. In tutto sono 500 miliardi, appena un terzo dello stimolo necessario a far ripartire l’economia europea secondo i calcoli della Commissione Ue. Quindi così il pacchetto non può funzionare. C’è il grande muro dell’Italia che si oppone, non solo per l’utilizzo del Mes, ma anche perché non c’è un chiaro riferimento agli Eurobond. Conte non vuole alcuna condizionalità del Meccanismo Europeo di Stabilità perché i debiti che si faranno per rimediare ai danni dell’epidemia devono essere messi in comune, altrimenti l’Eurozona ne uscirà troppo frammentata e alcuni verrebbero ingiustamente penalizzati da quello che è uno shock simmetrico, cioè che non risparmia nessuno. Anche la Commissione è divisa sulla questione dei debiti: la presidente Ursula von der Leyen e il vicepresidente Valdis Dombrovskis continuano a sostenere che il piano Marshall può essere nel bilancio Ue, mentre i commissari Gentiloni e Breton lanciano una loro idea di Eurobond.
C’è poi la proposta francese di creare un fondo temporaneo di solidarietà con il quale investire nella ripresa dopo la scomparsa del virus. E Macron su questo è stato chiaro: se non sarà sostenuto dall’Eurogruppo fin da subito, non darà il suo via libera al Mes.
Ora comunque è tutto sospeso. La lunghissima riunione si è conclusa con un nulla di fatto e la discussione, punto per punto, riprenderà domani.
di: Maria Lucia PANUCCI[:]