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La decisione finale sul suo utilizzo spetta al Consiglio europeo, in agenda il prossimo 23 aprile
Dopo settimane di negoziati e bracci di ferro, soprattutto tra Italia e Germania, un accordo, se così si può dire, l’Eurogruppo l’ha raggiunto. Per affrontare l’emergenza data del Covid-19, si potrebbe ricorrere al Mes in una versione light, cioè senza condizioni restrittive, soltanto per quanto riguarda le spese sanitarie. I Paesi membri potranno attivare una linea di credito con il Mes light per un massimo di 240 miliardi di euro a cui si può attingere fino al 2% del proprio Pil.
Non solo. Il piano di aiuti prevede l’utilizzo di un Recovery Fund (Fondo per la ripresa), proposto dalla Francia, il SURE, che muoverà fino a 100 miliardi per scongiurare licenziamenti di milioni di lavoratori, e lo stanziamento di 25 miliardi da parte della Banca europea per gli investimenti per offrire liquidità alle imprese.
Ora la palla passerà al Consiglio europeo che si riunirà il prossimo 23 aprile per decidere in modo definitivo sugli aiuti da stanziare per fronteggiare il Coronavirus.
Da settimane si parla quindi del MES ma di cosa si tratta nello specifico? Il Meccanismo Europeo di Stabilità (European Stability Mechanism) è un organismo europeo nato nel 2012 con l’obiettivo primario di garantire la stabilità finanziaria dei Paesi dell’Eurozona. Per questo si chiama anche Fondo salva Stati: una crisi economica o finanziaria per un solo Stato membro potrebbe avere ripercussioni anche su tutti gli altri e per questo è stato pensato tale strumento, per aiutare il Paese in difficoltà e di conseguenza tutti gli altri.
La gestione del MES, che ha sede a Lussemburgo, è affidata ad un Board of Governors (i cui membri sono i ministri della Finanze dell’area euro e il presidente è il portoghese Mario Centeno), un Board of Directors (i cui membri vengono scelti dai ministri delle Finanze) e un direttore generale, il tedesco Klaus Regling. Il fondo a disposizione è di circa 700 miliardi di euro: ogni Paese versa una quota, che non è la stessa per tutti. La più alta è della Germania (27%), mentre l’Italia versa il 18%.
Quando uno Stato membro deve avanzare la richiesta di ricorrere al MES, quest’ultimo chiede alla Commissione Europea di valutarne lo stato di salute e definirne il fabbisogno finanziario, dopo di che è l’organo plenario del MES che deve prendere una decisione. Il Paese in difficoltà che richiede l’intervento del MES, deve però accettare condizioni stringenti per quanto riguarda i conti pubblici: i soldi che vengono dal fondo infatti rappresentano un prestito allo Stato, con alcune condizioni, come l’obbligo di riforme strutturali o tagli alla spesa pubblica.
Proprio su questo punto è nato lo scontro degli ultimi giorni e pare che l’accordo riguardi l’utilizzo del Mes senza condizionalità solo per la spesa sanitaria.
di: Maria Lucia PANUCCI[:]