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Lo scaricabarile del Governo sulle imprese è l’ennesimo colpo all’economia reale
Di chi sia davvero la responsabilità del covid-19 non lo sapremo mai. La natura matrigna, un pipistrello licantropo, l’inquinamento elettromagnetico, la hybris divina, o forse un laboratorio segreto nella Cina remota. Un colpevole, però, il nostro “Amato” governo lo doveva designare. E chi meglio delle aziende, dalle piccole alle medio/grandi imprese? Ancora una volta le vittime sacrificali sono loro: “epidemia colposa”, c’è pure il nome del reato. Chi meglio degli imprenditori si potrebbe caricare il fardello della responsabilità di un’eventuale (più che possibile) seconda ondata di coronavirus? C’era una volta un governatore romano che se ne lavò le mani. No, non parlo di Ponzio Pilato, figuriamoci, ma di Giuseppe Conte: “CONTio Pilato dalle Puglie”, se vogliamo. Della serie: «io non posso prendermi la briga di riaprire, se insistete riaprite voi e se ci scappa il morto, affari vostri» (il virgolettato è di fantasia, ma rende l’idea). D’altronde l’aveva anche dichiarato al Corriere il ministro Boccia: «se qualche presidente di Regione apre i cantieri senza aspettare le classificazioni di rischio dell’Inail si assume la responsabilità delle forzature» (virgolettato reale, questa volta). Il responsabile degli affari regionali che scarica il barile alle regioni, andiamo bene.
Forse questi uomini politici hanno preso troppo alla lettera il suggerimento di lavarsi spesso le mani! Fatto sta che proprio il premier ha firmato il famigerato decreto “Cura Italia”, che al comma 2 dell’articolo 42 sancisce l’ascrivibilità a infortunio di una malattia per covid-19, quindi se ne occupa l’Inail. Niente di male, tecnicamente, addirittura il fatto non comporta aumento della fascia di premio per l’azienda. Se non fosse, però, l’incipit di un ginepraio legale che può portare ai ferri corti lavoratore e datore: ne sa qualcosa chi abbia avuto casi di infortunio abbastanza gravi tra i propri dipendenti. Se poi, Dio non voglia, il malcapitato finisce pure all’altro mondo causa virus, non ne parliamo neanche. Chi accerta come il lavoratore abbia contratto la malattia? Si sa che l’incubazione è molto lunga. Eppure l’onere della prova spetta al datore: fino a prova contraria non è colpevole, ma deve dimostrare di non aver messo a rischio il dipendente.
Chi si assume così una potenziale responsabilità penale? Parte la corsa alle dotazioni in stile Blade Runner, più che entrare in degli uffici sembrerà di accedere all’Area 51: body-scanner, distributore di guanti e mascherine, dispenser di gel igienizzante, riconoscimento facciale, barriere in plexiglass da “casa degli specchi”. Un valzer che costerà migliaia di euro, ovviamente a spese dell’azienda. Che, comunque, potrà sempre chiedere un prestito, facendo l’ennesimo regalo alle banche: garantisce lo Stato.
di: Matteo VALLÉRO
Direttore editoriale Business24
articolo uscito nella rubrica IL CAPITALE sul quotidiano La Verità di ieri 23 Aprile 2020[:]