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L’Europa ha detto sì al fondo comunitario. Ecco come funziona
Ieri sera l’Europa ha detto sì al Recovery Fund (leggi qui). Conte si è detto molto soddisfatto per l’accordo raggiunto dai 27 leader sull’utilizzo di questo strumento per affrontare l’emergenza Covid-19. L’Ue di fatto ha incassato politicamente la formula secondo cui la costituzione del Fondo deve essere considerato “necessario e urgente” con il nostro premier che ha parlato di “grandi progressi“. Tutti sono d’accordo sulla sua creazione, manca di fatto un accordo sui contenuti, sulla sua architettura e sulle modalità operative.
Ma cos’è questo Recovery Fund di cui tutti parlano? E soprattutto come funziona? Detto in parole semplici, il Recovery Fund è un aiuto ai Paesi più colpiti dalla crisi innescata dalla pandemia, con Italia e Spagna in testa. Un fondo comune quindi ed emergenziale che servirà quando l’epidemia sarà finita, per sostenere la loro ripartenza. Il finanziamento arriverebbe dall’emissione dei cosiddetti Recovery bond, nuovi titoli di debito garantiti dal bilancio Ue 2021-2027. Sul come dovrebbe avvenire questo finanziamento ci sono però divisioni. L’Europa del Sud, Italia e Spagna soprattutto, appoggiate dalla Francia, vorrebbe un aiuto a fondo perduto: cioè chiedono che venga mutualizzato anche il pagamento del debito emesso in comune e dei relativi interessi, che resterebbe in capo al bilancio dell’Ue e non andrebbe dunque ad aumentare il debito pubblico nazionale dei Paesi beneficiari. I Paesi del Nord invece, con Germania e Olanda in testa, mirano a un meccanismo in cui il denaro raccolto sui mercati con le euro obbligazioni venga immediatamente redistribuito agli Stati membri più colpiti attraverso prestiti di lungo termine, di almeno 25-30 anni, a interessi bassissimi.
Quanto bisognerà poi mettere nel piatto? Secondo il premier Conte, la dotazione del Recovery Fund dovrebbe essere di 1.500 miliardi ma questo, come tanti altri aspetti, sono ancora tutti da decidere.
La strada è ancora lunga per una risoluzione definitiva perché tanti sono i nodi da sciogliere. Ora, i 27 hanno affidato alla Commissione europea il mandato di presentare una proposta entro il 6 maggio. Vedremo cosa accadrà.
di: Maria Lucia PANUCCI[:]