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Un comparto in vera crisi: 30 milioni di turisti in meno fino a maggio e una perdita del 60% fino a fine anno
Il turismo è uno dei settori più colpiti dal Coronavirus con un crollo delle presenze fino a maggio stimato in 90 milioni di presenze in meno nelle strutture ricettive turistiche, oltre che di consumi nei ristoranti e nei pubblici esercizi, nello shopping, nei trasporti locali, nelle visite guidate. La limitazione dei movimenti ha messo in ginocchio uno dei comparti più redditizi per l’economia italiana, che da solo genera circa 200 miliardi di volume d’affari complessivo, direttamente e indirettamente: adesso, a causa del Covid-19, Confturismo e Confindustria prevedono perdite nell’ordine del 60% da qui a fine anno.
Come si può risollevare la situazione? Molto potrebbe fare il turismo locale. Secondo una ricerca di Demoskopika infatti il flusso autoctono potrebbe compensare per almeno il 30% le mancate presenze di turisti stranieri, che nel 2019 hanno superato quota 216 milioni.
Secondo l’Istituto di ricerca, se da un lato bisogna valorizzare il turismo di prossimità, quello a chilometro zero, d’altro bisogna fare i conti con diversi ostacoli da superare: primo tra tutti il superamento del “lockdown psicologico”, la paura dei cittadini di spostarsi. Per questo sarà fondamentale ripensare l’offerta turistica in totale sicurezza e saranno premiate quelle Regioni che punteranno molto sulle proprie bellezze e peculiarità per attrarre persone nel proprio territorio, concentrando l’attenzione prioritariamente su tre differenti tipologie di turisti italiani: gli identitari, cioè i turisti italiani che trascorrono le vacanze nella regione di residenza; gli esterofili, cioè turisti italiani residenti in una determinata Regione che ogni anno scelgono l’estero quale meta vacanziera; i nazionalisti, cluster che rappresenta i turisti italiani residenti in una determinata Regione che scelgono di trascorrere le vacanze in Italia ma fuori dai confini del loro territorio regionale di residenza.
Secondo la ricerca il beneficio complessivo generato dai cosiddetti “turisti autoctoni” sarebbe pari a 20,6 miliardi: 5 miliardi in dote agli “esterofili”, 3,5 miliardi provenienti dal gruppo degli “identitari” e la parte più consistente, pari a 12,1 miliardi, in quota ai cosiddetti turisti “nazionalisti”. Un dato che non stupisce perché di fatto se normalmente, su un totale di 85 milioni di italiani, solo 21,1 prediligono le vacanze all’estero, capiamo bene che puntare sul turismo locale è la chiave giusta per salvare il settore.
di: Maria Lucia PANUCCI[:]