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Conte si dice favorevole se i dati lo consentiranno
Ci stiamo comportando, almeno per il momento, con senso di responsabilità. Sarà perché abbiamo paura di una nuova ondata di contagi, sarà perché temiamo un nuovo lockdown che metterebbe in ginocchio definitivo il Paese, fatto sta che la maggior parte degli italiani sta mantenendo le distanze di sicurezza, indossa i dispositivi igienici-sanitari ed evita gli assembramenti. Tutte componenti che favoriranno una ripresa più celere della nostra bella Italia, così come promesso da Conte.
E se le diverse Regioni fanno pressing sul Governo per un ritorno alla normalità ben prima del 1 giugno, con la riapertura totale di bar, ristoranti, parrucchieri ed estetiste, la risposta positiva del premier non si è fatta attendere. In una intervista esclusiva al Fatto Quotidiano il presidente del Consiglio ha spiegato che c’è tutta l’intenzione da parte dell’Esecutivo ad anticipare la data della ripartenza totale, se i dati lo consentiranno.”Riaperture anticipate nelle Regioni? Siccome ora ci sono soglie definite di allarme, siamo in condizione di studiare un’eventuale anticipazione delle aperture per ulteriori attività con differenziazioni geografiche – ha spiegato. – In presenza di un protocollo di sicurezza per spazi, ambienti e attività, si potrà decidere di anticipare le aperture di centri estetici, parrucchieri, ma anche teatri“. Ed in una precedente intervista ad Affaritaliani.it Conte aveva sottolineato che da parte sua c’è tutta la volontà di dialogare con gli enti territoriali locali. “Fino al 17 maggio saranno in vigore le misure contenute nell’ultimo Dpcm. Le Regioni ogni giorno ci forniranno i dati aggiornati. Non ignoro le richieste di alcune Regioni e di alcune particolari categorie di anticipare l’apertura delle rispettive attività. Siamo al lavoro anche per questo, avendo sempre come prioritario l’interesse generale della tutela della salute di tutti i cittadini” ha spiegato. Una dichiarazione che si lega a doppio filo con la posizione del ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, che nei giorni scorsi aveva dato ampia disponibilità ad aperture differenziate nelle diverse aree del Paese, dal 18 maggio in poi.
Che la trattativa sia a buon punto lo lascia intendere anche Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia-Romagna e presidente della Conferenza delle Regioni: “Se tutto andrà come ci auguriamo – ha detto – i tempi previsti per bar, ristoranti e parrucchieri potrebbero essere anticipati dal 1 giugno al 18 maggio. Anche se la riapertura ovviamente deve andare di pari passo con una curva epidemiologica che non torni ad essere preoccupante”.
Ma in Emilia il sindaco di Ferrara ha già deciso di giocare d’anticipo: i negozi non alimentari potranno essere aperti dall’11 maggio, una settimana prima della data attualmente prevista dal Governo. Anche il presidente del Veneto Luca Zaia parla di anticipare alcune misure. “Stiamo lavorando con il Governo sull’ipotesi di poter avere un anticipo sulle riaperture rispetto alla data del 18 maggio – ha annunciato. – Potrebbe essere l’occasione di dare competenze in maniera differenziata alle Regioni sui propri territori. Se siamo responsabili della salute dei cittadini, è altrettanto vero che il presidente di una Regione possa decidere se aprire”.
C’è chi invece dalle intenzioni è passato direttamente ai fatti, accelerando di gran lunga la ripartenza, come nel caso della Calabria in cui dal 30 aprile hanno riparto bar, pasticcerie, ristoranti, pizzerie, agriturismi con somministrazione esclusiva attraverso il servizio con tavoli all’aperto. In Sardegna, invece, già dall’11 maggio, potranno riaprire anche parrucchieri e negozi di abbigliamento.
di: Maria Lucia PANUCCI[:]