[:it]
Il Governo si dice addolorato ma continua a non dare risposte e chi scende in piazza a protestare viene multato
Aveva provato fino alla fine a darsi forza e a darla ai suoi dipendenti. Ripeteva sempre: “Vedrete che ce la faremo, ne abbiamo superate tante, affronteremo anche questo“. Lui però alla fine non ce l’ha fatta. Antonio Nogara, un piccolo imprenditore di 57 anni, si è tolto la vita impiccandosi nei capannoni della sua azienda alla periferia est di Napoli. A detta di familiari e amici, era oppresso e preoccupato per le difficoltà economiche dovute al Coronavirus. L’uomo ieri sera non è rientrato a casa, i familiari hanno dato l’allarme e oggi le forze dell’ordine ne hanno scoperto il cadavere. Sembra che l’imprenditore abbia lasciato anche una lettera d’addio.
Come lui purtroppo ce ne sono tanti. Molti imprenditori sono preoccupati di non farcela, di non riuscire a superare questa crisi, di dover dichiarare fallimento perché le spese sono troppe. C’è chi si suicida e chi continua a lottare, scendendo in piazza.
Ieri ristoratori e gestori di bar sono tornati a protestare contro il Governo, a Milano, per la crisi economica che li ha colpiti con l’emergenza sanitaria e per chiedere regole chiare sulla riapertura. Circa una cinquantina di commercianti, in rappresentanza di 2 mila attività, hanno protestato all’Arco della Pace posando a terra decine e decine di sedie vuote a simboleggiare i loro locali che ancora non possono accogliere persone. “Abbiamo incassi ridotti del 70% e rischiamo di non riaprire più – ha detto il ristoratore Alfredo Zini che fa da portavoce alla protesta. – Non basta dire che alla riapertura dovremo usare il plexiglas per dividere i tavoli, vogliamo regole chiare perché viviamo di convivialità. Molti bar e ristoranti a Milano sono ripartiti con il delivery o l’asporto ma sono soprattutto imprese familiari che non hanno dipendenti da pagare con quei ricavi non si può fare stare in piedi un’azienda e poi può entrare un cliente alla volta. Così possiamo pagare qualche utenza mensile o qualcuno paga la cassa integrazione ai dipendenti visto che ancora non è arrivata“.
Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte si è detto addolorato per il gesto di Antonio, continua a dire che bisogna rimanere uniti, che non intende prolungare il lockdown e che anzi è pronto a dialogare con le Regioni per aperture scaglionate, in base al territorio. Le risposte vere e proprie però non arrivano. Non arrivano aiuti e non arrivano indicazioni chiare su quando e come riaprire. Ed invece di capire il sentiment di sconforto generale i ristoratori milanesi sono stati multati dalla Polizia perché non hanno rispettato il divieto di assembramento. Un verbale salato, ben 400 euro a testa.
Dalla politica un cenno di comprensione è arrivato solo da Italia Viva che ha spiegato che farà di tutto per aiutare i ristoratori milanesi multati. “Chiamerò il sindaco e il prefetto per trovare una soluzione“, ha annunciato il deputato renziano Gianfranco Librandi e se non si riuscirà a trovarla farà in modo che il suo partito si faccia carico del pagamento delle sanzioni. “Troveremo i soldi per aiutare questi cittadini che hanno assolutamente ragione“.
di: Maria Lucia PANUCCI[:]