Ancora lontana la definizione del Recovery Fund
Spese sanitarie finanziate in modo molto ampio, non solo quelle che riguardano respiratori o terapie intensive, 10 anni per restituire i prestiti e un tasso d’interesse bassissimo, poco sopra lo 0,1% annuo. L’Eurogruppo ha finalmente trovato un accordo definitivo sul Mes. I ministri dei Paesi dell’area euro si sono riunti in videoconferenza poco dopo le 15 e sono rimasti a definire i contorni del Fondo Salva Stati per circa tre ore. Almeno si è trovata un’intesa su uno degli strumenti (ed anche il più discusso) destinati ad aiutare i Paesi dell’Eurozona per affrontare la pandemia di Covid-19. Caso strano l’accordo è stato raggiunto proprio su quello caldeggiato dalla Germania, tanto per cambiare. Sul Recovery Fund invece si dovrà attendere ancora. Ma per carità la decisione è stata presa da tutti, parliamo d’Europa d’altronde (leggi qui le parole del ministro Gualtieri).
Entrando nello specifico, la linea di credito varrà 240 miliardi di euro e potrà essere usata per le spese sanitarie fino al 2% del Pil. “Tutti gli Stati della zona euro sono idonei a chiedere il Mes, “scadenze e interessi saranno molto favorevoli e la sorveglianza sarà semplificata”, ha spiegato il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis.
Secondo quanto sottolineato dal presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno la nuova di linea di credito del Mes, dopo l’accordo di oggi, sarà pienamente operativa a partire da metà maggio. “Coprirà i costi sanitari diretti e indiretti, che sono lievitati”, ha aggiunto.
Nonostante l’accordo sul Mes, ora gli occhi sono puntati sul Recovery Fund, anche se il dibattito tra le capitali vede grandi divisioni e le questioni non risolte restano molto controverse, come indicano fonti del ministero delle Finanze francese. L’Italia però non demorde e chiede che anche su questo strumento vengano prese presto decisioni chiare. “I soldi devono arrivare subito – ha detto Luigi Di Maio in un’intervista all’Adnkronos – Anche il presidente Giuseppe Conte si è speso molto per il recovery, per noi è lo strumento che può realmente aiutare il nostro Paese. Ogni altro tipo di dibattito è al momento fuorviante“.
Per la Francia il Recovery Fund dovrebbe iniettare nel bilancio Ue dai 150 ai 300 miliardi di euro all’anno fino al 2023 (quindi per tre anni, fino a un totale di 900 miliardi, non lontano dai 1000 miliardi indicati finora), fornendo agli Stati membri trasferimenti per contrastare la crisi economica provocata dalla Covid-19. Per Parigi la risposta dovrebbe focalizzarsi quindi su sovvenzioni a fondo perduto, alle quali si aggiungerebbero prestiti “a lunghissima scadenza e bassi tassi di interesse”, secondo il documento visto dalla Dpa, che indica il 2060 come scadenza. Il problema però è che alcuni Paesi, come l’Olanda, si oppongono ai trasferimenti.
Cerca di buttare acqua sul fuoco il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans secondo cui il Recovery Fund dovrà “trovare il giusto equilibrio tra sovvenzioni a fondo perduto e prestiti”. Parole queste molto apprezzate dall’europarlamentare cinquestelle Ignazio Corrao che sottolinea come Timmermans abbia “garantito che il Recovery fund prevederà sovvenzioni a fondo perduto per gli Stati membri più in difficoltà”.
Alle parole però devono seguire i fatti. Vedremo quanto tempo ci vorrà per arrivare ad una quadra definitiva anche sul Recovery Fund.
di: Maria Lucia PANUCCI