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L’AGCM acquisisce i dati di 3.800 punti vendita sparsi tra centro e sud Italia
C’è il sospetto, più che fondato secondo alcuni analisti, che in questi due mesi di lockdown qualcuno abbia provato a lucrarci su. Ed ecco che l’Antitrust vuole vederci chiaro e scoprire se ci sia stato un aumento sospetto dei prezzi, non giustificato dal reale andamento della domanda e dell’offerta. “Individuare eventuali fenomeni di sfruttamento dell’emergenza sanitaria a base dell’aumento di tali prezzi”. È questo infatti l’obiettivo dell’indagine preistruttoria avviata dall’authority che ha inviato richieste di informazioni a numerosi operatori della grande distribuzione per acquisire dati sull’andamento dei prezzi di vendita al dettaglio e dei prezzi di acquisto all’ingrosso di generi alimentari di prima necessità, detergenti, disinfettanti e guanti. (abbiamo già parlato dell’allarme speculazioni nei supermercati).
Sotto la lente d’ingrandimento sono finiti oltre 3.800 punti vendita, soprattutto dell’Italia centrale e meridionale, pari a circa l’85% del totale censito da Nielsen. In queste zone, non interessate da provvedimenti di restrizione degli spostamenti e delle libertà individuali (per intendersi, non si tratta delle cosiddette “zone rosse”), gli aumenti dei prezzi della spesa non sembrano essere immediatamente riconducibili a “motivazioni di ordine strutturale”. Per questo motivo, “l’Autorità ha ritenuto di non poter escludere che tali maggiori aumenti siano dovuti anche a fenomeni speculativi nelle province interessate”, si legge in una nota.
I destinatari principali delle richieste di informazioni da parte dell’Antitrust sono Carrefour Italia, Md, Lidl, Eurospin, F.lli Arena, alcune cooperative Conad (Conad Sicilia, Conad Nord-Ovest, Pac 2000, Conad Adriatico e Margherita Distribuzione), alcune cooperative e master franchisor Coop (Unicoop Firenze, Unicoop Tirreno, Coop Centro Italia, Coop Liguria, Novacoop, Coop Alleanza 3.0, Tatò Paride), diversi Ce.Di. aderenti a Sisa, Sigma e Crai.
Secondo l’osservatorio di Federconsumatori c’è stato un rincaro più marcato di beni alimentari e per la cura della casa e della persona che hanno subito aumenti che arrivano anche a segnare quota +35% rispetto ai normali prezzi applicati in questa stagione (leggi qui il crollo delle vendite al dettaglio). Secondo Coldiretti sono state la corsa agli acquisti degli italiani in quarantena e le limitazioni ai consumi fuori casa per le chiusure imposte alla ristorazione a fare aumentare i prezzi dalla frutta (+8,4%) alla verdura (+5%)”, ma anche quelli di latte (+4,1%) e salumi (+3,4%)”.
di: Maria Lucia PANUCCI
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