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Gli unici settori in crescita sono quelli dei beni alimentari e dei prodotti farmaceutici
A marzo si stima che il fatturato dell’industria, al netto dei fattori stagionali, diminuisca del 25,8%, rispetto a febbraio. Lo riporta l’Istat spiegando che nella media del primo trimestre dell’anno l’indice complessivo registra un calo del 6,6% rispetto all’ultimo trimestre del 2019. Anche gli ordinativi vedono una marcata riduzione, sia rispetto allo scorso mese (-26,5%), sia nella media del primo trimestre rispetto al quarto del 2019 (-9,5%). Secondo l’Istituto questi cali hanno raggiunto valori simili a quelli registrati nel momento più acuto della crisi del 2008-2009. Gli unici settori in crescita sono quelli dei beni alimentari e dei prodotti farmaceutici. “Essendo l’Italia il primo paese colpito dall’epidemia in Europa – osserva l’Istat nel commento – la contrazione del mercato interno è risultata molto più accentuata rispetto a quello estero“.
Sempre l’Istat conferma che ad aprile l’inflazione va a zero ma vola il carrello spesa che fa registrare un aumento dei prezzi del 2,5%. L’azzeramento dell’inflazione è imputabile prevalentemente ai prezzi dei beni energetici, che amplificano la loro flessione sia nella componente regolamentata (da -9,4% a -14,1%) sia in quella non regolamentata (da -2,7% a -7,6%). Questa dinamica è in parte compensata dall’accelerazione dei prezzi dei beni alimentari (da +1,1% a +2,7%), trainata dagli Alimentari non lavorati (+4,3%) e, in misura minore, dalla riduzione della flessione dei prezzi dei servizi relativi alle comunicazioni (da -2,6% a -1,3%). “Con l’emergenza sanitaria in pieno corso, da una parte il restringersi dell’offerta e della domanda commerciale al dettaglio (concentrate su un minor numero di comparti merceologici), dall’altra il crollo delle quotazioni del petrolio, determinano spinte opposte: inflazionistiche per i prodotti alimentari e deflazionistiche per i Beni energetici“, ha spiegato l’Istat.
di: Maria Lucia PANUCCI[:]