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A rischio 25 mila posti di lavoro
Nell’elenco loro non ci sono. Nei 55 miliardi stanziati dal Governo per rilanciare l’Italia nella fase 2. quella di convivenza con il Coronavirus, non c’è spazio per i parchi divertimento, quelli tanto amati dai bambini, che sono stati completamente tagliati fuori. Eppure si tratta di un settore che da solo dà lavoro a 25 mila persone, di cui 10 mila fissi e 15 mila stagionali, e nel 2019 ha generato un indotto di 450 milioni di euro. “Abbiamo un grandissimo problema che è fuori dal radar dei nodi politici — ha affermato Giuseppe Ira, presidente dell’Associazione Parchi Permanenti Italiani (PPI) e del parco a tema Leolandia in provincia di Bergamo — sono state previste sovvenzioni per il turismo, per lo spettacolo ma noi siamo fuori. Abbiamo più volte richiesto di essere assimilati al turismo ma noi abbiamo uno di quei codici Ateco di cui lo Stato non ha ancora tenuto conto. Rientriamo, a causa di un vecchio retaggio, nel settore dei circhi e spettacoli viaggianti con dinamiche ed esigenze diverse”.
I parchi sono chiusi da febbraio e stanno vivendo una forte crisi di liquidità a fronte degli investimenti sostenuti durante l’inverno, come nuove attrazioni e nuove aree tematiche, stagionalità ridotta e costi fissi molto alti, a cominciare dalla manutenzione. Il problema per il presidente Ira è duplice. “Da una parte – spiega – c’è un allarme fortissimo e abbiamo bisogno di sapere quando potremo riaprire. Non abbiamo fondi sufficienti per poter attendere altri 2-3 mesi. Senza certezza sull’apertura subiremo la concorrenza dei Paesi del Nord che invece si stanno preparando e un drenaggio di interesse da parte del pubblico che a giugno potrebbe pensare di varcare la frontiera. E c’è il problema dei parchi acquatici che vivono generalmente per tre mesi (da fine maggio a inizio settembre) e che se non viene dato loro il via subito, rischiano di non aprire e saltare la stagione significa condannarli, in alcuni casi, alla chiusura definitiva”. Il secondo nodo da sciogliere per il presidente è proprio la liquidità. Per questo l’associazione chiede che le aziende del settore possano accedere ai contributi stanziati per il turismo e a finanziamenti agevolati.
Intanto i parchi sono già pronti a ripartire. Sono stati già predisposti i protocolli di sanificazione degli spazi, l’adozione di dispositivi di protezione individuale ma sul distanziamento sociale Ira sottolinea: “È chiaro che non ci potrà essere l’affollamento che siamo abituati a vedere normalmente ma manterremo le distanze tra nuclei familiari e non per persona perché i bambini vogliono stare con il papà o la mamma”.
di: Maria Lucia PANUCCI
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