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Richiesto un finanziamento da 6,3 miliardi di euro a Intesa San Paolo
Fiat Chrysler Automobiles ha confermato la richiesta di un prestito italiano appoggiato dallo Stato per rilanciare il settore automobilistico in forte crisi a causa dell’emergenza Coronavirus. La notizia è stata anticipata da Milano Finanza, poi ripresa dalle principali agenzia stampa nazionali e internazionali. Ed oggi a parlare è stata la diretta interessata. C’è quindi anche FCA Italy tra le aziende che potrebbero godere della garanzia statale sui prestiti bancari (tramite SACE).
In particolare la casa automobilistica ha chiesto il massimo consentito dal Dl Liquidità, ovvero il 25% del fatturato fatto registrare dalla società lo scorso anno. Tradotto in soldoni, 6,3 miliardi di euro attraverso Intesa San Paolo, Il denaro verrebbe “dedicato esclusivamente al finanziamento delle attività di FCA in Italia e destinato a fornire ulteriore supporto a circa 10.000 piccole e medie imprese nella catena di approvvigionamento automobilistica”, ha affermato la nota.
Nel caso il prestito venisse garantito però FCA Italy dovrebbe sottostare ad alcune condizioni imposte dall’Esecutivo. Prima di tutto, non dovrebbe erogare dividendi agli azionisti né per il prossimo anno (previsto da 1,1 miliardi) né per i prossimi anni. Inoltre non potrebbe effettuare riacquisto di azioni proprie in un momento di andamento ribassista del mercato.
Secondo alcuni analisti, poi, la concessione del prestito con garanzia statale potrebbe avere ricadute anche sul progetto di fusione con la casa automobilistica francese PSA Peugeot. la cui definizione dovrebbe arrivare tra circa 12 mesi. Dagli accordi pre-pandemia, agli azionisti FCA sarebbe toccato un maxi-dividendo da 5,5 miliardi straordinario che, probabilmente, non potrebbe essere più erogato in caso di accesso al prestito da 6,3 miliardi.
Richiedere un prestito statale è stata una mossa che ha innescato il dibattito in Italia sull’opportunità di mettere tali fondi a disposizione delle aziende con sede legale all’estero. Alcuni politici della coalizione di Governo si sono infatti opposti, dato che la casa automobilistica ha spostato la sede legale nei Paesi Bassi e la sede fiscale in Gran Bretagna nel 2014 dopo aver completato la fusione tra la Fiat italiana e la casa automobilistica statunitense Chrysler.
Conte ha affermato che la questione verrà affrontata in un prossimo decreto volto a semplificare la burocrazia. “Non abbiamo bisogno di porre il problema chi va e perché in Gran Bretagna, Paesi Bassi o altri paesi. Dobbiamo semplicemente rendere il nostro Paese più attraente. Dobbiamo chiederci perché vanno all’estero ”, ha affermato, sottolineando che FCA è un importante datore di lavoro italiano.
L’arresto della produzione e degli showroom di Fiat Chrysler in Italia a causa del coronavirus ha avuto un “drammatico impatto a breve e medio termine sull’intero ecosistema automobilistico”, ha dichiarato Fiat Chrysler.
Fiat Chrysler ha iniziato a riaprire gli impianti italiani alla fine di aprile. La casa automobilistica impiega 55.000 persone nei suoi 16 stabilimenti italiani e 26 siti di ricerca e sviluppo, rendendolo il più grande gruppo industriale italiano. È anche il maggiore acquirente di ricambi auto nel Paese, con un fatturato del 40% di circa 50 miliardi di euro generato da 5.500 fornitori.
di: Maria Lucia PANUCCI
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