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A Genova la prima manifestazione della Fase 2
Un migliaio di lavoratori dello stabilimento genovese di Arcelor Mittal è sceso in piazza per protestare e chiedere un confronto con l’azienda sulla scelta di mettere in cassa integrazione a 750 euro al mese alcuni lavoratori. Il corteo è partito dallo stabilimento di Cornigliano ed è arrivato di fronte alla Prefettura. Si tratta della prima grande protesta di piazza al tempo dell’emergenza sanitaria e rappresenta plasticamente il dramma di un conflitto d’interessi (ambedue irrinunciabili) che in Italia non si è mai risolto e adesso è ancora più pesante: il diritto al lavoro da una parte, quello alla salute dall’altro. Nel resto d’Europa quel nodo è stato sciolto da anni, con industria siderurgica e ambiente che convivono. Nel nostro Paese sembra invece un’utopia. I caschi gialli hanno manifestato non solo contro la nuova cassa integrazione annunciata dall’azienda a Genova e a Taranto, dove c’è la più grande acciaieria d’Europa, ma anche contro la drammatica crisi del gruppo siderurgico italiano mai risolta, nonostante l’accordo raggiunto a marzo scorso con il Governo per una partnership pubblico-privato e per una trasformazione green degli impianti. E’ di questi giorni, peraltro, la notizia della mancata assegnazione alla ex Ilva da parte dell’Esecutivo di una garanzia pubblica per un prestito da 400 milioni di euro. Una ulteriore doccia fredda che proprio adesso non ci voleva.
La manifestazione e lo sciopero di oggi sono stati organizzati dai sindacati dei metalmeccanici, Fim, Fiom e Uilm. “Potrebbero benissimo lavorare – denunciano i sindacati – ma vengono messi in cassa per risparmiare sui costi con la scusa del Coronavirus, che nel nostro settore non ha comportato un calo della domanda”. Secondo Fabio Ceraudo di Uilm ad oggi la strategia di Mittal appare quella di andare via dall’Italia, portando via una risorsa importante come la siderurgia italiana. “Deve rispondere di tutto questo perché così non si può andare avanti. A Genova investimenti non ne abbiamo visti, a Taranto nemmeno, quindi Mittal deve rispondere ai lavoratori”, ha spiegato.
La ministra del Lavoro Nunzia Catalfo si è detta preoccupata e pronta al confronto. “La situazione è alla mia attenzione – ha aggiunto – ci siamo sentiti con Patuanelli e nelle prossime ore, in questi giorni, convocheremo le parti sindacali e i vertici azienda”.
di: Maria Lucia PANUCCI[:]