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Non succedeva dal 1990 che il gigante asiatico non stabilisse i target di crescita
Non succedeva da 30 anni: il premier cinese Li Keqiang ha detto che il Paese, per la prima volta dal 1990, non fisserà per quest’anno un target di incremento del Pil ma che comunque rimarrà invariato l’impegno ad aumentare le spese per sostenere l’economia colpita dal Coronavirus. “Non abbiamo posto uno specifico obiettivo di crescita economica quest’anno – ha spiegato il primo ministro in occasione dell’apertura dei lavori dell’Assemblea generale del popolo. – Questo è perché il nostro paese affronterà alcuni fattori che sono difficili da predire nel suo sviluppo dovuti alla grande incertezza riguardo la pandemia COVID-19 e il contesto economico e commerciale mondiale”.
Nel primo trimestre di quest’anno la seconda economia del mondo ha registrato un crollo del 6,8% a causa dell’epidemia iniziata nella città di Wuhan. Il Governo ha deciso di mettere in campo importanti strumenti di stimolo, il cui effetto però è ancora difficile da stimare. Dati neri soprattutto se messi a confronti con quelli del 2019 quando l’economia cinese è cresciuta del 6,1%, restando nell’intervallo target del 6-6,5% determinato proprio dall’Esecutivo.
Frena al 6,6% l’aumento del budget per le spese militari cinesi nel 2020 che per l’anno sarà di circa 178 miliardi di dollari, il più cospicuo a livello mondiale dopo quello statunitense.
Non solo. A detta del premier la Cina incoraggerà la riunificazione di Taiwan con Pechino, questo per “promuovere la riunificazione del Paese”.
Invece, per quanto riguarda il contesto economico e commerciale, Pechino è in piena crisi nei rapporti con gli Stati Uniti. Il gigante asiatico vuole infatti imporre una nuova legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong, dopo mesi di proteste anti-governative che nel 2019 hanno scosso la città con l’obiettivo di ottenere una maggiore autonomia. La mossa ha scatenato preoccupazioni perché il provvedimento darà alla Cina un maggiore controllo su Hong Kong e gli attivisti si preparano a scendere nelle strade con nuove marce di contestazione. Tempestiva la reazione del presidente Usa Donald Trump, il quale ha detto che l’America è pronta a rispondere nella maniera più dura, qualora il provvedimento dovesse essere approvato.
di: Maria Lucia PANUCCI[:]