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Accettati altri 10 giorni di proroga per presentare il piano ma i sindacati chiedono chiarezza
Lo Stato è pronto a entrare nell’azionariato di ArcelorMittal Italia. Lo ha confermato il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri durante il tavolo con sindacati e azienda nel corso del quale ha accettato la proposta dell’ad Lucia Morselli di avere 10 giorni di tempo in più per presentare il piano industriale. Alla riunione hanno partecipato anche i ministri dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli e Nunzia Catalfo del Lavoro. “Lo Stato è disponibile a intervenire direttamente per avere un’Ilva forte, che produca tanto, che sia leader mondiale, che abbia 10.700 occupati, che faccia investimenti significativi con l’intervento dello Stato diretto e indiretto”, ha spiegato Gualtieri che ha definito come “ragionevole” la proroga richiesta dall’azienda.
Dal canto suo Lucia Morselli, ad di ArcelorMittal Italia, si è detta soddisfatta dell’incontro con il Governo e pronta ad onorare gli impegni presi nonostante le difficoltà causate da Covid. “A febbraio e fino al 10 marzo abbiamo raddoppiato la produzione giornaliera, rispetto all’anno scorso. L’intenzione di Mittal era quella di fare grande questa azienda e l’intenzione resta la medesima anche adesso“, ha detto.
Resta da vedere cosa sarà scritto nel piano, quale sarà la produzione e il perimetro occupazionale. Troppi punti interrogativi che lasciano molto perplessi i sindacati. La riunione odierna, infatti, si è svolta con gli stabilimenti in sciopero: 4 ore in tutti i siti ex Ilva mentre a Taranto i lavoratori si sono fermati per 8 ore. E gli animi non si sono placati neanche dopo la conferma della Morselli a voler “mantenere l’integrità degli impianti di Taranto e la sua importanza a livello europeo“.
Per la segretaria generale Fiom-Cgil, Francesca Re David la situazione è di totale incertezza. “Non conosciamo né il piano industriale, né la composizione societaria e il possibile ingresso pubblico del Governo – ha sottolineato. – Durante la pandemia si è chiesto di lavorare, ora finita la fase di blocco, dovuta all’emergenza Covid-19, tutti gli stabilimenti sono al minimo e gli investimenti non ci sono“.
I sindacati lamentano inoltre che non siano stati coinvolti nella stesura dell’accordo di marzo scorso. “Non ci stiamo a essere chiamati solo per gestire gli esuberi e la cassa integrazione“, denuncia la sindacalista Fiom. Sulla stessa linea anche la Fim Cisl. “Relativamente a quanto prospettato dall’azienda sull’attuale situazione del gruppo Ami, nella discussione è stato introdotto un elemento a noi sconosciuto. Un accordo che sarebbe stato siglato il 4 marzo 2020 e mai presentato alle organizzazioni sindacali“, hanno osservato il segretario generale Marco Bentivogli e il segretario nazionale, Valerio D’Alò.
Per il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella serve invece una legge speciale per i lavoratori. “Per attenuare il disastro occupazionale, economico e sociale, il Governo deve mettere mano a una legge speciale per i lavoratori dell’ex Ilva – ha detto. – Prevedere pensionamenti o altri strumenti legislativi per ricollocamenti occupazionali garantiti dallo Stato”. “Non tollereremo nessun passo indietro rispetto alla tutela di ogni posto di lavoro così come previsto nel 2018“.
di: Maria Lucia PANUCCI
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