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Sul tavolo 2000 miliardi
Il “piano Marshall” della Commissione europea per risollevare l’economia dell’Unione è pronto ed in totale riuscirà a mobilitare più di 2.000 miliardi nei prossimi 7 anni, cioè più del doppio di un bilancio europeo tradizionale. Anche se la maggior parte dei fondi sarà disponibile a partire dal prossimo anno, già nel 2020 si riuscirà ad anticipare qualcosa di quel Recovery fund che dovrebbe aggirarsi sui 500 miliardi.
Una proposta in cui Ursula von der Leyen ha cercato di accontentare tutti i 27 membri dell’Ue: chi voleva perlopiù sovvenzioni a fondo perduto e chi invece vuole concedere aiuti solo in cambio di riforme. Ci saranno entrambi gli aspetti, sperando che per i Paesi vada bene in modo da dare il via libera in tempi rapidi. Perché i fondi potranno cominciare ad arrivare solo dopo un accordo definitivo al Consiglio europeo.
Bruxelles intende distribuire i fondi attraverso tre canali: il principale è il Recovery and resilience instrument che darà soprattutto sovvenzioni, e poi prestiti, ai Paesi più colpiti dall’emergenza Covid-19. Le proporzioni potrebbero essere 70 a 30, oppure 60 a 40. Ogni Paese potrà richiedere il suo sostegno, se lo vorrà, preparando un piano di investimenti e riforme che segua le raccomandazioni Ue pubblicate a maggio, da sottoporre a Bruxelles per l’approvazione. La Commissione vuole essere sicura che i Paesi spendano in modo coerente con gli obiettivi comuni, cioè nel digitale e nella transizione energetica. Gli altri fondi verranno poi distribuiti attraverso il programma InvestEU, che punta agli investimenti strategici, e su uno strumento per la ricapitalizzazione delle imprese in difficoltà a causa del virus, chiamato Solvency che farà arrivare fondi attraverso le banche di promozione nazionale. L’obiettivo della Commissione è ridurre l’attuale frammentazione economica.
Un occhio di riguardo è sempre rivolto al nostro Paese. Non a caso da un sondaggio del Parlamento Ue è emerso che gli italiani sono i più insoddisfatti della solidarietà dimostrata finora tra gli Stati membri dell’Ue e tra l’altro, cosa ben più grave, assieme agli spagnoli sono stati quelli più colpiti dalla pandemia. La proposta di Bruxelles sarà solo l’inizio del confronto tra i leader che avrà il suo momento di verità nel prossimo vertice del 18 giugno.
Conte intanto si è portato avanti con il lavoro diplomatico e ha sentito il collega olandese Mark Rutte. Il nostro premier ha insistito ancora una volta sulla necessità che l’Europa in questo momento si doti di un Recovery Fund “ambizioso” ma, almeno per il momento, i Paesi Bassi assieme agli altri alleati del Nord rigoristi non cambiano posizione sugli aiuti. “Il fondo d’emergenza deve fornire solo prestiti senza alcuna mutualizzazione del debito“, ha ribadito Rutte.
di: Maria Lucia PANUCCI
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