
Le associazioni di categoria: “Crollo annunciato. Servono misure anti-crisi”
Vendite al dettaglio a picco ad aprile, mese in cui l’Italia era ancora in lockdown. Lo conferma l’Istat, segnalando che la contrazione totale è stata del 15,5% (- 26,3% rispetto ad un anno prima). Hanno tenuto bene solo le vendite di beni alimentari (+3,1% ) ed il commercio elettronico (+27,1%). Secondo la Coldiretti questo aumento, soprattutto del comparto food, è una rivalsa del made in Italy “dovuta alla ricerca del rapporto personale di fiducia maggiormente garantito nei piccoli negozi, in un momento di grande incertezza, ma anche alla necessità di evitare lunghi spostamenti per rispettare le misure di sicurezza imposte e ridurre i rischi“. “La filiera agroalimentare Made in Italy dai campi agli scaffali – sottolinea – ha tenuto nonostante la tendenza all’accaparramento e al verificarsi di pericolose file che hanno provocato una impennata degli acquisti al dettaglio. Un risultato che tuttavia anche a causa di distorsioni e speculazioni non si è trasferito adeguatamente al settore primario, dove quasi 6 aziende agricole su dieci (57%) stanno affrontando una situazione di crisi“.
Secondo Confcommercio quello delle vendite al dettaglio è un crollo annunciato. “Molte aziende, in particolare nei comparti abbigliamento, calzature, mobili e articoli sportivi, hanno conosciuto in due mesi un sostanziale azzeramento del fatturato, evento che mette a rischio la loro stessa sopravvivenza“, spiega l’associazione dei commercianti, aggiungendo che non è meno critico lo scenario per quelle che operano al di fuori dei negozi, come il commercio ambulante.
Secondo Confesercenti serve un piano speciale per commercio di prossimità. “Questi dati confermano un paese più povero, dove il risparmio precauzionale potrà portare a un downgrade della spesa da un punto di vista qualitativo e quantitativo, probabilmente con una maggiore incidenza dei prodotti di base, dei formati distributivi più economici, e la contestuale accelerazione delle vendite online – sottolinea Confesercenti. – In questo quadro è a rischio la tenuta del tessuto di esercizi di vicinato, un valore economico e sociale. Per questo, tamponata l’emergenza, chiediamo un piano di rilancio dedicato al commercio di prossimità“.
di: Maria Lucia PANUCCI