
Critiche anche da parte dei sindacati dei lavoratori
“Se non arriverà un piano dettagliato dagli Stati Generali a Villa Pamphili, Confindustria ha già pronto il suo“. Ancora una volta il presidente Carlo Bonomi si è mostrato critico nei confronti del Governo e pronto a dire la sua per difendere la categoria degli industriali che rappresenta. “Mi sarei aspettato che nelle convocazioni a Villa Pamphili, il Governo presentasse un piano ben dettagliato, con un cronoprogramma, con gli effetti attesi, in quanto tempo, gli effetti sul Pil. Io questo piano non l’ho visto, sarei curioso di leggerlo, vorrei ascoltarlo – ha spiegato in occasione del suo primo incontro con la stampa dedicato ai corrispondenti esteri. – Come Confindustria siamo sempre positivi e propositivi e andremo a Villa Pamphili dicendo quello che pensiamo e, soprattutto, presentando un piano bene preciso”. E le idee chiare il numero uno degli industriali sembra già averle: “Il nostro piano si chiama Italia 2030. Ne abbiamo fatto un libro e sarà pubblicato“.
Il presidente degli industriali italiani ha espresso la sua opinione anche sulla questione della presenza dello Stato in economia. “Noi veniamo da errori di lunga durata: problemi di demografia, il Paese viene fuori da 25 anni di bassa produttività e, su questo, non siamo mai intervenuti e, soprattutto, una propensione del pubblico ad entrare ormai nella dimensione di gestore dell’economia, cosa che se prendiamo alcuni esempi come Alitalia ed Ilva vediamo i danni che ha prodotto“, ha detto senza mezzi termini.
Per il presidente di Confindustria bisogna fare poche chiacchiere e passare diretti all’azione, un po’ come ha fatto la Merkel che lui prende ad esempio: “Bisogna mettere in campo modelli di rapporto tra istituzioni e parti sociali come in Germania che hanno consentito in 21 ore di discussione di mettere in campo 15 pagine e un bazooka di 120 miliardi di euro per rilanciare l’economia“.
Bonomi non è stato l’unico a sollevare critiche nei confronti dell’operato di Conte e delle sue mosse future. Un certo malcontento lo hanno espresso anche i vari sindacati. “Senza un coinvolgimento e un investimento sul lavoro questo Paese non cambia – ha detto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. – Un progetto di cambiamento del Paese deve essere un progetto che mette al centro la persona, il lavoro con i diritti, la giustizia sociale, un modello fondato sul rispetto dell’ambiente e sulla salute e la sicurezza delle persone. Questo vogliamo fare e su questa base il Governo deve sapere che avrà noi al suo fianco se segue queste strade: se dovesse ascoltare altre sirene avremo altri atteggiamenti“.
Per il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo ci vuole più cooperazione: “Bisogna ridisegnare il Paese con un Patto che coinvolga tutti: serve un nuovo modello complessivo“, ha sottolineato.
di: Maria Lucia PANUCCI
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