
I meno diffidenti sono gli studenti ed i pensionati
Gli esperti lo dicono da mesi: il vaccino è l’unica arma contro il Covid-19. Questa è la fase della sperimentazione, se ne stanno testando diversi ma gli italiani sono divisi sull’argomento ed anzi quasi uno su due si è detto poco propenso a farlo, quando questo sarà disponibile sul mercato. E’ quanto rivela una ricerca dell’EngageMinds Hub dell’Università Cattolica secondo cui, su un campione di mille intervistati, ben il 41% ha confessato di non essere sicuro di volersi sottoporre alla futura vaccinazione.
La propensione a non vaccinarsi risulta leggermente maggiore nel Centro Italia (43%), tra coloro che hanno tra i 35 ed i 59 anni, soprattutto operai, impiegati ed imprenditori, mentre i meno diffidenti sembrano essere gli studenti e gli anziani.
Ma quello che fa la differenza sembra essere la psicologia: se confrontiamo le percentuali di chi è poco propenso a vaccinarsi fra i diversi sottogruppi del campione, si nota che chi è fatalista nella gestione della salute e ritiene che il rischio di contagio da Sars-CoV-2 sia fuori dal suo controllo è ancora più esitante rispetto alla possibilità di vaccinarsi (57% contro il 41% del totale campione), mentre al contrario chi si sente in prima linea nella prevenzione del contagio risulta più positivo verso la somministrazione.
E non è tutto perché un ruolo importante è giocato dal senso di responsabilità sociale: chi ha un approccio più individualista ed egoista alla gestione della salute e non ritiene il vaccinarsi un atto di dovere anche verso la collettività, è ancora più restio, mentre, al contrario, appaiono decisamente più propensi della media coloro che ritengono che i loro comportamenti abbiano un valore importante per la salute collettiva.
di: Maria Lucia PANUCCI
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