In primo piano i problemi alla viabilità
Quello che proviene dalla Liguria non è più un “mugugno”: è un grido d’allarme. Quando il Creatore ha distribuito la pazienza, deve aver abbondato col popolo ligure, perché di tolleranza ce ne vuole per vivere la mia amata terra in questo periodo. Parlare di problemi alla viabilità e alla logistica nel 2020 sembra assurdo, eppure è il tema di grande attualità.
Complici 50 anni di politica remissiva della Regione, con varie interferenze della politica nazionale e colpevoli anche le speculazioni di gruppi industriali avidi e menefreghisti, da Ventimiglia a Sarzana e da Genova ad Alessandria la rete stradale, autostradale e ferroviaria è al collasso. Chi fa il pendolare per recarsi al lavoro vive quotidianamente un disagio che è diventato un intollerabile incubo, fatto di interminabili code, cantieri-lumaca, e giri dell’oca. Altri animali sono presenti nelle poco pie invocazioni degli automobilisti…
A10, A12 e A26 sono una “via crucis” anche per i poveri lavoratori di tir, camion e pullman. E d’altronde proprio il trasporto merci su gomma è uno dei maggiori imputati di questo disastro con tanti colpevoli e nessun condannato: possibile che si debbano continuare a far viaggiare questi pachidermi mezzi vuoti, i cui autisti sono posti in condizioni estenuanti, per ingrassare qualche multinazionale (il più delle volte straniera, peraltro)? La logistica ferroviaria sarebbe molto più efficiente, veloce e meno impattante da un punto di vista ambientale e di traffico.
Come se non bastasse, con l’arrivo dell’estate si aggiungeranno anche i consueti turisti, e non solo quelli che soggiornano in Liguria, ma anche i “passanti”, che attraversano il territorio per imbarcarsi sui traghetti verso le isole.
Terzo valico? Gronda? Ne sento parlare da quando sono nato: perché non si fanno e basta? Sarebbero l’unica soluzione coerente in una terra baciata da quattro tra i maggiori porti italiani (La Spezia, Genova, Pra’ e Savona Vado) ma schiacciata tra mare e montagne.
Più che un “modello-Genova” qua si rischia un “bordello-Genova”. La consegna del nuovo ponte San Giorgio potrebbe essere vanificata da due aspetti, paradossali: 1) sarebbe l’unico brevissimo tratto senza intoppi, circondato da un campo minato; 2) a CHI lo consegnano, ‘sto ponte? Le tarantelle fra ASPI e governo continuano imperterrite. Il presidente Giovanni Toti si è rivelato un grande “concretizzatore”. Ottimo. Ora ci dimostri di essere un grande mediatore politico. Perché vedere opportunismo politico della sinistra, nella scelta a orologeria di ASPI di fare certi interventi manutentivi adesso, quando c’erano tre mesi di lockdown… nasce spontanea.
I liguri non si faranno dettare chi votare da nessuno. Ma ora davvero, più che abilità da costruttore, ci serve una prova di alta capacità diplomatica.
di: Matteo VALLÉRO
Direttore editoriale Business24
articolo uscito nella rubrica IL CAPITALE sul quotidiano La Verità di ieri 25 Giugno 2020