
La società produttrice di rullini e immagini per la stampa ha ottenuto un prestito statale per produrre farmaci. Non è la prima volta che prova nel settore e non è andata bene
Vi dice qualcosa Kodak? Ma sì è la storica azienda statunitense specializzata nella produzione di pellicole cinematografiche e apparecchiature per immagini e per la stampa. Chissà quante foto vi sarete fatti con la sua macchinetta…
La società era fallita ma ora è tornata in quota: questa settimana le sue azioni hanno registrato un’esplosione a Wall Street del 1.500% con punte anche del +2.100%. Questo grazie all’ok del Governo americano che ha autorizzato un prestito di 765 milioni con il Defense Production Act, per produrre farmaci, tra cui l’idrossiclorochina, che il presidente Donald Trump ritiene efficace per la cura del Coronavirus.
Il boom a New York ha fatto certamente felice il ceo James Continenza, che possiede 650.000 azioni della società, di cui quasi 100.000 rastrellate negli ultimi mesi a prezzi chiaramente molto più bassi. Ma c’è da fidarsi? Si può davvero puntare in Borsa su questa società? Forse la risposta è no. Si potrebbe infatti trattare di trading improvvisato. Molti dei suoi ultimi investitori sono utenti iscritti a Robin Hood, la chiacchierata piattaforma di trading online diventata molto popolare durante il lockdown soprattutto tra i giovani che passano il tempo a “giocare” in borsa, senza nessuna competenza reale di finanza.
Al di là di queste riflessioni, Kodak non si rivela da decenni capace di raccogliere la fiducia degli investitori. La società di Rochester e fondata nel lontano 1888 è andata in bancarotta nel 2012, quando non riuscì a superare la sfida lanciata dall’avvento della foto digitale.
E non è neanche la prima volta che cerca di diversificare il suo business. Nel 1988 rilevò per 5,1 miliardi Sterling Drug, una società farmaceutica, attraverso la quale sperava di mettere a frutto le sue competenze in ambito chimico, acquisite in decenni di attività nel comparto dello sviluppo delle immagini. Andò male e quando poi è tornata in pista nel 2013, puntando sul business dei macchinari per la diagnostica sanitaria, non ha fatto che arretrare in termini di fatturato, chiudendo il 2019 con un cash flow disponibile azzerato.
In quelle occasioni è andata male, perché ora dovrebbe essere diverso? Ah sì perché si parla di idrossiclorochina, tanto cara a Trump…
di: Maria Lucia PANUCCI
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