
L’Istat conferma un calo dei prezzi al consumo dello 0,1% su mese e dello 0,3% su anno. I consumatori sono divisi sulla questione
Inflazione ancora negativa per il terzo mese consecutivo. L’Istat conferma un calo dei prezzi al consumo dello 0,1% su base mensile e dello 0,3% su base annua. Tutto questo per colpa degli andamenti dei prezzi dei beni energetici, che registrano però una flessione meno marcata sia nella componente regolamentata (da -14,1% a -12,0%) sia in quella non regolamentata (da -11,2% a -9%). Rallentano anche i prezzi dei beni alimentari (da +2,3% a +1,5%, per la cura della casa e della persona (da +2,1% a +1,5%), mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto registrano una variazione tendenziale nulla (da +0,1%).
L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, e quella al netto dei soli beni energetici, decelerano entrambe, rispettivamente a +0,5% (da 0,7%) ed a +0,7% (e da +0,9%).
L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) registra una diminuzione congiunturale di -0,6% e una crescita dello 0,9% su base annua (da -0,4% del mese precedente). Il suo rallentamento è dovuto all’avvio posticipato dei saldi estivi rispetto allo scorso anno.
Su questi dati le associazioni di categoria sono divise. Per il Codacons si tratta di un “segnale estremamente negativo, perché l’andamento dei prezzi in Italia rispecchia la dinamica dei consumi, che hanno subito un drastico crollo a causa della crisi Covid e che stentano e ripartire, con le famiglie che tagliano la spesa in ogni settore“. Molte persone hanno visto il proprio reddito diminuire e ci sono molti più poveri nel nostro Paese (leggi qui).
Meno pessimista è l’Unione Nazionale Consumatori, secondo cui “il rallentamento del carrello della spesa e la flessione dei prezzi consente di preservare il potere d’acquisto delle famiglie, contenendo la sua caduta dovuta alla riduzione del reddito disponibile“.
di: Maria Lucia PANUCCI
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