
Secondo fonti del Mef il ministro spinge perché si superi il dibattito sul controllo della società che vede contrapporsi Tim e Open Fiber
«La costituzione di una società separata della rete da parte di Tim è un passaggio rilevante e opportuno, che il Governo auspica possa collocarsi in un percorso volto alla costituzione di una rete aggregata indipendente. Da questo punto di vista, l’interesse all’investimento in questo progetto da parte di qualificati investitori istituzionali è valutato positivamente». Secondo fonti del Mef, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri spinge perché si superino le discussioni intorno alla creazione di una società unica per la rete della banda ultralarga, che vede contrapporsi la visione di Tim da una parte e di Open Fiber dall’altra sul tema del controllo.
Fonti del dicastero fanno sapere che, secondo il ministro, è “poco proficuo focalizzare la discussione solo sugli assetti proprietari della nuova società della rete nella quale dovrebbero confluire gli asset di Tim e Open Fiber“. «Il dibattito politico sul tema della rete a banda larga ‘dovrebbe liberarsi delle posizioni di principio e focalizzarsi su cosa si può concretamente fare oggi per migliorare lo status quo, chiaramente subottimale, e dare al Paese l’infrastruttura di cui ha bisogno – sostiene Gualtieri. – E il tentativo del Governo nel difficile negoziato in corso è quello di assicurare la creazione di una società della rete a banda larga con un forte ruolo pubblico, per realizzare la transizione rapida alla fibra, dando vita ad una infrastruttura indipendente, che assicuri quindi a tutti gli operatori di mercato l’accesso agli utenti finali in modo paritario».
In sostanza quindi la Rete a banda larga dovrà essere indipendente, con controllo condiviso ma sul tavolo le posizioni sono lontane. Tim chiede infatti di mantenere il controllo azionario della società ed indica il modello di Open Reach nel Regno Unito come via da seguire: separazione funzionale della rete nell’ambito sempre del controllo Tim, con la possibilità di “superare” questa impostazione dando maggiori poteri di governance alle minoranze.
Resta ora da capire come il Tesoro intende muoversi per arrivare a garantire la “assoluta autonomia e terzietà” della gestione.
di: Maria Lucia PANUCCI
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