Niente dazi per pasta, vino ed olio. Penalizzate dall’America Francia e Germania
Con la fine della stagione estiva, e, si spera, del caldo, sono pronti a ripartire i grandi consumi di prodotti alimentari, non solo in Italia, ma in tutto l’emisfero boreale. A onor del vero non è il mio caso specifico, poiché se mi propinaste prosciutto e melone o insalata di riso, sol leone o no, la mia reazione sarebbe chiedervi se mi avete scambiato per il vostro gatto. Per quanto mi riguarda, estate o inverno, una bella polenta al ragù di cervo o un bel pesce al cartoccio sono sempre piatti più che adatti.
Al netto delle mie abitudini alimentari, che a voi giustamente interessano ben poco, finalmente riprenderà il periodo dell’export dai volumi importanti, per il food italiano che viaggia verso l’estero, nei paesi dove il made in Italy è amatissimo. Uno degli ostacoli a questo commercio, fiore all’occhiello del nostro paese, oltre ovviamente alla pandemia, sono stati i dazi. A seguito della disputa Boeing-Airbus, gli USA avevano applicato una tariffa extra del 25% su un portafoglio di prodotti europei molto ampio, fra cui: Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Gorgonzola, salami, mortadelle, crostacei, molluschi, agrumi, amari e limoncello. Cosa c’entrano con una bega legata agli aerei? Niente, solo che fra i due litiganti, il terzo piange (in questo caso).
La buona notizia, arrivata in questi giorni dall’America, è che nel nuovo round di incrementi di dazi e di estensioni ad altri prodotti, non saranno inclusi quelli agroalimentari italiani, oltre ai formaggi greci e alcuni brand del Regno Unito, mentre saranno penalizzate Francia e Germania. Pasta, vino e olio italiani, potranno continuare a viaggiare “liberamente”, come ha fatto sapere Coldiretti.
I nuovi dazi avrebbero colpito 3 miliardi di euro di export, food e beverage italiani, due terzi del totale esportato negli USA. Gli Stati Uniti infatti restano il primo mercato extra-europeo per il food tricolore, per un valore che nel 2019 è stato di 4,7 miliardi con un aumento del 4,8% nei primi sei mesi del 2020.
Non festeggia Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio tutela del Parmigiano Reggiano, che ricorda che il 25% resta ancora valido e come sia necessario lavorare in tutta l’Ue per abbattere questa barriera commerciale instaurata ingiustamente.
Non c’è da dimenticare, inoltre, la storica battaglia sui prodotti “italian sounding”, false specialità che di italiano hanno solo il nome sull’etichetta, e l’altra vecchia ruggine dell’embargo in Russia. Si tratta di ben 1,2 miliardi di mancate esportazioni a causa delle sanzioni fissate dall’Unione Europea in seguito alla guerra in Ucraina e della successiva ritorsione imposta dalla Russia sotto forma di embargo su una serie di prodotti agroalimentari.
Con un po’ di buona volontà politica potrebbero essere dazi… meno amari.
di: Matteo VALLÉRO
Direttore editoriale Business24
articolo uscito nella rubrica IL CAPITALE sul quotidiano La Verità di ieri 27 Agosto 2020