
La scelta di Powell di abbandonare l’obiettivo fisso di un’inflazione al 2% ha messo le ali alla divisa unica europea il cui rialzo preoccupa l’Eurotower ancora alle prese con la sua revisione strategica
La rivoluzione della Fed ha messo le ali all’euro ma preoccupa la Bce, ancora alle prese con la sua revisione strategica. Fino a questo momento era stato l’Eurotower a condurre i giochi ma ora la palla è passata all’istituto americano, proprio da quando Jerome Powell, a più riprese accusato da Donald Trump di scarso coraggio sui tassi, a Jackson Hole ha annunciato che nel regolare la propria politica monetaria non farà più riferimento a un obiettivo d’inflazione fisso del 2% ma all’andamento medio del costo della vita, oltre a tenere in maggior considerazione il concetto di massima occupazione. In soldoni: la Fed potrà consentire all’inflazione di salire per qualche tempo anche oltre il tetto del 2%, in attesa che la ripresa si consolidi, senza per questo dover necessariamente intervenire sul costo del denaro. I tassi potranno dunque restare bassi più a lungo (leggi qui).
Questa decisione ha avuto un forte impatto sull’euro che, libero dalla stretta monetaria al di là dell’Oceano, ha messo il turbo, arrivando a valere 1,20 dollari, al top dal 2018. Cosa che preoccupa la Bce per l’impatto che può avere sulle esportazioni in un periodo di grossa debolezza economica. Un euro forte agisce negativamente su ripresa e inflazione, rischiando di lasciare l’economia del Vecchio Continente impantanata nella crisi scatenata dalla pandemia.
Non sono pochi gli analisti secondo cui servirebbe subito una risposta dell’Eurotower per evitare che “il mercato possa interpretare i tassi di interesse come strutturalmente più alti nell’area dell’euro, con il rischio di un ulteriore apprezzamento della divisa unica“, come ha spiegato una fonte anonima al Financial Times.
La Bce però non intende muoversi con i tempi stretti che vuole il mercato. La presidente Christine Lagarde ha annunciato che la revisione strategica della politica monetaria dell’istituto, avviata nei mesi scorsi, si concluderà entro la prima metà del 2021.
Ad aiutare la Fed, peraltro, è stato anche il suo doppio mandato: tra gli obiettivi della banca centrale a stelle e strisce, oltre alla stabilità dei prezzi, c’è quello della massima occupazione. Ed è su quest’ultimo che Powell ha fatto leva per la sua rivoluzione. La Bce invece fa riferimento soltanto al primo ed è solo su quello che possono fare perno le sue riflessioni, a meno che non vengano emendati i Trattati istitutivi.
E una cosa da non sottovalutare, per quanto riguarda le tempistiche, è che se la Fed deve decidere per un solo Paese, la Bce sceglie per 19.
di: Maria Lucia PANUCCI
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