
La strada è tutta in salita e Johnson tenta la carta “Irlanda” per forzare le trattative
Sono riprese oggi le trattative per la Brexit con l’obiettivo di portare a casa un accordo commerciale regolato, evitando una uscita scomposta del Regno Unito dall’Unione Europea e l’innalzamento di barriere fra l’Irlanda del Nord e l’Irlanda britannica.
Il primo ministro britannico Boris Johnson è stato molto chiaro: darà infatti all’Ue 38 giorni di tempo per arrivare ad un accordo, altrimenti la Gran Bretagna “andrà avanti” sulla sua strada (leggi qui).
Sta di fatto che lo spettro del no-deal si fa sempre più incombente. A conferma di ciò il premier porterà già domani in Parlamento una proposta di legge, battezzata Internal Market Bill, in base alla quale Londra derogherebbe a parte degli impegni presi con il primo accordo sulla Brexit, di fatto proteggendo i confini nazionali e chiudendo le frontiere fra l’Irlanda del Nord e quella britannica. Neanche a dirlo, questo ha già messo in allarme Bruxelles, con lo spauracchio di un ritorno di dogane e frontiere che si vuole evitare a tutti i costi.
E’ giusto anche dire che sono in molti a ritenere che la mossa di Johnson sia solo un bluff, un modo per mettere paura e per portare a casa un accordo più conveniente in tempi rapidi, entro il 15 ottobre, data ultima per chiudere i negoziati e far sì che l’accordo sia approvato dagli organi legislativi delle due parti, l’Europarlamento ed il Parlamento britannico.
I toni si sono alzati negli ultimi giorni quando il capo negoziatore della UE, Michel Barnier, ha avvertito che “l’intesa non si farà a qualsiasi costo“, come a voler sottolineare che il Regno Unito non ha il coltello dalla parte del manico in questa partita. E per tutta risposta la controparte britannica, David Frost, ha affermato invece che il Paese “non diventerà uno Stato satellite della UE“.
Insomma le premesse non sono buone e non lascian ben presagire. Vedremo come andranno avanti e negoziati e come si concluderanno.
di: Maria Lucia PANUCCI
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