
La bozza contiene una trentina di pagine e 6 missioni che saranno presentate domani a Palazzo Chigi
Ambiente, infrastrutture, digitalizzazione, sanità, fino al Family act. Sono questi alcuni grandi temi su verterà il Recovery plan, il piano di rilancio che l’Italia dovrà presentare informalmente ad ottobre alla Commissione europea per avere i 209 miliardi del Recovery Fund. E’ infatti pronto il primo schema delle Linee guida, che verranno presentate per la prima volta nella riunione del Ciae prevista per domani a Palazzo Chigi. La bozza contiene una trentina di pagine e 6 missioni che riguardano: digitalizzazione e innovazione; transizione ecologica; salute; infrastrutture nel segno della sostenibilità; istruzione e ricerca; inclusione sociale e territoriale.
Quella di domani sarà la prima riunione sul piano di riforme italiano da presentare a Bruxelles dopo la pausa estiva. Il vertice sarà presieduto dal premier Giuseppe Conte e vedrà la partecipazione, oltre che del titolare per gli Affari Europei Enzo Amendola, anche di diversi ministri competenti sul dossier.
L’obiettivo è quello di cominciare ad individuare le priorità nell’utilizzo dei soldi europei. L’Italia, secondo il calendario, è tenuta presentare formalmente in Ue il Recovbery Plan da gennaio ad aprile 2021. Le indicazioni saranno poi sottoposte all’esame del Parlamento. Stando a diversi fonti il Governo non intende aspettare il termine ultimo ma vuole presentare il prima possibile il suo piano, quindi già a gennaio. «Sulla mia scrivania – ha raccontato il ministro Gualtieri – ho una pila altissima di progetti per usare le risorse del Recovery Fund e ne stanno arrivando altri ma credo che sia un fatto positivo. Generalmente sono progetti nuovi. Alcuni sono complessi, altri devono essere trasformati. Avremo dei cluster di investimento per raggiungere obiettivi chiari e misurabili che il Paese dovrà poi monitorare nel suo avanzamento. Il Governo punterà sulle infrastrutture digitali e anche quelle sociali come ad esempio l’aumento degli asili nido per garantire anche una maggiore occupazione femminile».
di: Maria Lucia PANUCCI
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