
Tra marzo e agosto di quest?anno le famiglie italiane hanno speso in beni e servizi oltre 2.300 euro in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno
Cattive notizie sul fronte consumi. Tra marzo e agosto di quest’anno le famiglie italiane hanno speso in beni e servizi oltre 2.300 euro in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e complessivamente dall’inizio dell’emergenza gli acquisti svaniti ammontano a 59,2 miliardi di euro. E’ quanto stima Confesercenti, sottolineando che dopo il lockdown, durato più di due mesi, i consumi stanno viaggiando molto lentamente.
Le criticità maggiori ci sono soprattutto su abbigliamento e calzature che segnano -278 euro in 6 mesi per un totale di -7 miliardi di euro, ma si registrano veri e propri crolli anche per le spese in ricreazione, spettacolo e cultura (-195 euro, totale -5 miliardi) e mobili e arredamento (-166 euro, complessiva -4,2 miliardi). Affondano anche i consumi nei pubblici esercizi, con una flessione di 207 euro per nucleo familiare, pari ad una perdita totale di 5,5 miliardi.
Tutto questo ha riguardato e continua a riguardare soprattutto i negozi tradizionali perché le vendite online vanno decisamente meglio. In sei mesi la distribuzione tradizionale ha registrato complessivamente un calo delle vendite del 12,1%, che risultano praticamente dimezzate per abbigliamento e pellicceria (-41,1%). Malissimo anche i negozi di calzature (-37,8%), bar e ristoranti (-30,3%).
«Rimane da capire – spiega Confesercenti – se il mutamento nei comportamenti di spesa sarà duraturo. Vari fattori possono agire nel senso di una riduzione permanente della spesa delle famiglie o di una sua redistribuzione: la stabilizzazione del lavoro agile su livelli significativamente elevati, l’incertezza rispetto alla ripresa della pandemia o al peggioramento delle proprie condizioni economiche, l’aspettativa di futuri incrementi di imposte per affrontare la crisi. Bisogna evitare l’avvitamento al ribasso, dando nuove certezze alle famiglie e ai lavoratori. Un risultato che potremo ottenere solo sostenendo la ripartenza delle imprese: c’è bisogno di un grande piano di sostegno e di riconversione e di digitalizzazione delle attività, che permetta al tessuto imprenditoriale di ristrutturarsi per superare la crisi e tornare a crescere e a creare lavoro».
di: Maria Lucia PANUCCI
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