I deputati passeranno da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200
«Quello raggiunto oggi è un risultato storico. Torniamo ad avere un parlamento normale, con 345 poltrone e privilegi in meno». Esulta Luigi Di Maio per la vittoria del sì al referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari. Ha votato positivamente circa il 70% degli elettori, segno evidente che c’era una grande volontà di cambiamento. «È la politica che dà un segnale ai cittadini. Senza il Movimento 5 stelle tutto questo non sarebbe mai successo – ha aggiunto Di Maio. – È un punto di inizio non di arrivo». Soddisfatto anche il segretario del Pd Nicola Zingaretti: «Si conferma che il Pd è la forza del cambiamento, garante anche in questa legislatura di un percorso di innovazione e modernizzazione delle istituzioni di cui da sempre sentiamo il bisogno. Con la vittoria del sì si apre ora una stagione di riforme: lo vogliamo e con gli alleati faremo di tutto perché vada avanti spedita».
Il referendum costituzionale, il quarto nella storia repubblicana, chiedeva agli elettori se fossero d’accordo a ridurre un terzo dei parlamentari di Camera e Senato, modifica approvata in Parlamento nell’ottobre 2019 da quasi tutti i partiti, ma sottoposta a referendum per via della procedura “aggravata” con cui viene modificata la nostra Costituzione, per questo motivo definita rigida.
Ora i seggi alla Camera passano da 630 a 400 e quelli al Senato da 315 a 200: una riduzione di circa appunto un terzo. Oggi ci sono un deputato ogni 96 mila abitanti e un senatore ogni 188 mila abitanti mentre con la riforma ci sarà un deputato ogni 151 mila abitanti e un senatore ogni 302 mila: diminuirà dunque sensibilmente il numero di rappresentanti per abitante, ma l’Italia resterà comunque nella media degli altri paesi dell’Europa occidentale. Questo perché attualmente il nostro è il Paese con più rappresentanti eletti in numero assoluto di tutta l’Europa occidentale. Con l’approvazione della riforma saranno ridotti anche i parlamentari eletti dagli italiani all’estero: passeranno da 12 a 8 e i senatori da 6 a 4. Verrà inoltre stabilito un tetto massimo al numero dei senatori a vita nominati dai presidenti della Repubblica: mai più di 5.
Se la sinistra esulta la Lega va invece all’attacco con il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari che afferma: «I 5 stelle hanno chiesto il voto per il SI finalizzato ad avere istituzioni più efficienti con un Parlamento di solo 600 eletti. Il Popolo sovrano ha scelto. Ora la logica conseguenza sarebbe che si sciogliessero le Camere per sperimentare finalmente l’efficienza conquistata con la riforma».
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: ANSA
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