
Scopriamo le truffe più diffuse ai danni di chi cerca un impiego
La ricerca di lavoro è già di per sé un impiego a tempo pieno e per barcamenarsi al meglio ci sono dei trucchetti che bisogna conoscere, in modo da non diventare facili prede dei raggiri più diffusi nei processi di selezione del personale.
Tanto per iniziare, bisogna diffidare dei lavori non pagati. Che siano offerte di impiego vero e proprio oppure stage non retribuiti, dietro la richiesta di periodi di prova gratuiti c’è spesso nascosta una truffa. Qualsiasi attività lavorativa infatti prevede un contratto sin dal primo giorno. Benché sia una formula sempre più diffusa bisogna prestare molta attenzione anche alle aziende che vanno avanti sulle spalle degli stagisti offrendo compensi irrisori: i tirocini spesso si concludono senza un nulla di fatto dal punto di vista dell’assunzione. Sono pericolose per le tasche del lavoratore anche quelle offerte che prevedono corsi di formazione a pagamento come condizione basilare per iniziare a lavorare.
Esistono poi altri tipi di raggiro, più dannosi sia per il lavoratore sia per l’immagine dell’azienda che spesso è all’oscuro di quanto sta accadendo. Si tratta di offerte di lavoro pubblicate da criminali informatici che generalmente creano un dominio molto simile a quello di un’azienda realmente esistente e fanno in modo che la propria pagina web sia re-indirizzata alla home page reale. In questo caso quando si risponde all’inserzione via internet si viene contattati dal presunto datore di lavoro, che chiede gli siano inviate, insieme alle generalità, copia di un documento di identità in corso di validità e di un codice fiscale. Spesso fa seguito anche una richiesta di soldi per sbrigare ipotetiche pratiche burocratiche, per esempio in caso di lavoro all’estero. Chi cade in questo tipo di raggiro rischia il furto di identità oltre che di denaro: il truffatore infatti sparisce subito dopo aver ottenuto quanto richiesto e usa i dati ricevuti per fare acquisti o vendite online.
In altri casi il sedicente datore di lavoro convoca il candidato per il colloquio in un luogo che richiede un pass di accesso, naturalmente a pagamento, e si fa inviare il denaro per pagarlo.
Un mondo a parte è quello dei facili guadagni promessi tramite lo smart working che ha subito un’impennata durante il periodo di emergenza sanitaria. L’offerta promette un lavoro facile da casa e una volta che la persona si candida viene contattata e le viene richiesto un contributo iniziale per ricevere il primo kit che purtroppo spesso non arriva a destinazione.
Esistono poi una serie di altre truffe che sono molto più gravi delle precedenti e prevedono reati penali sia per chi le organizza sia per chi le accetta. Per esempio il pagamento di una certa somma per passare un colloquio o un concorso, oppure la richiesta di prestazioni sessuali per ottenere un ruolo.
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA
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