
Frigoriferi intelligenti e smartphone: l’intelligenza artificiale sostituisce le mense aziendali
Il futuro della ristorazione è nella tecnologia. Lo ha dimostrato bene il lockdown, che ha comportato la chiusura di moltissimi ristoranti e il boom del nuovo fenomeno delle dark kitchen (leggi qui).
Le mense aziendali sono destinate a cambiare e le società di ristorazione stanno investendo su un nuovo strumento: il frigorifero intelligente.
Partendo da un’applicazione sullo smartphone sarà possibile scegliere un pasto proprio nello stile di Deliveroo e il giorno seguente all’interno del frigorifero si troverà quanto si è ordinato, confezionato in atmosfera protetta e pronto da riscaldare. Ma non solo: sarà possibile ritirare anche il piatto per il giorno della settimana in cui è previsto lo smart working. La soluzione del lavoro da remoto, infatti, quasi certamente non scomparirà. Anche ad emergenza finita si continuerà a lavorare da casa per almeno due giorni a settimana o almeno questa è la previsione che fanno le grandi aziende.
Il cambiamento ormai è iniziato e per questo i giganti della ristorazione hanno cominciato a investire su questi nuovi strumenti, primo fra tutti proprio lo smart locker.
Un’eccezione sono le mense nelle scuole e nelle fabbriche, luoghi in cui non è possibile attuare la formula dello smart working e che si presuppone potranno riprendere a girare a pieno ritmo in tutto il mondo una volta superata la fase calda dell’emergenza sanitaria. «Il 70% delle aziende in cui lavoriamo sono fabbriche, e lì non cambierà molto, gli operai continueranno a lavorare fisicamente nei siti produttivi – spiega Francesco Malaguti, presidente della Camst, una realtà da 120 milioni di pasti all’anno – Nelle altre però, dove oggi lavora da casa l’80% degli impiegati, ci aspettiamo che lo smart working rimarrà ben oltre l’emergenza Covid e per una media di uno o due giorni alla settimana a testa. Nel lungo periodo, per noi, significa il 20% del fatturato in meno».
Camst non è la sola realtà ad aver cominciato ad investire sui frigoriferi evoluti. Elior, che solo in Italia ha un giro d’affari di 106 milioni di pasti all’anno, ha lanciato iColti una nuova linea di 400 ricette prodotte in atmosfera protetta che durano 10 giorni e volendo possono essere consumati a casa. Ogni cambiamento comporta delle conseguenze: «iColti non vengono prodotti in una cucina centralizzata – spiega l’ad Rosario Ambrosino – Nelle singole mense aziendali la cucina potrà rimanere solo se si accettano prezzi più elevati».
Anche Cirfood, che gestisce oltre 220 ristoranti aziendali in Italia, si sta muovendo nella stessa direzione: non solo studiando la formula del locker refrigerato ma anche valutando la possibilità di consegnare il pasto direttamente a casa. «La strategia per la mensa del futuro non può essere una sola – Spiega il direttore commerciale Alessio Bordone – Accanto a chi sceglie il lunchbox, c’è anche una fetta ampia di dipendenti che non vuole rinunciare alla mensa tradizionale, e queste persone vanno rassicurate».
Insomma, per rimanere al passo il servizio della ristorazione deve imboccare la strada della tecnologia, sì, ma anche della personalizzazione e della complementarietà dei servizi che eroga.
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA
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